Bailo, tagli di luce e sguardo europeo

Mercoledì 28 Ottobre 2015
Come si è arrivati a questo restauro che ha fatto del Bailo un museo metropolitano, di gusto europeo, pieno di tagli di luce e uscito dalla mescolanza di marmi nobili e cemento bianco? La bellezza va anche spiegata. E così ieri sera a Santa Caterina il Presidente dell'Ordine degli Architetti trevigiani Alfonso Mayer, con il sindaco Manildo e dell'assessore Franchin, hanno invitato i progettisti del nuovo museo, ascoltando con grande interesse il racconto di cinque anni di lavoro per rendere concreta un'idea guida: fare del Bailo un edificio in perfetto dialogo con la città. Un museo che finalmente domani sera alle 18.30 sarà aperto al pubblico, con una cerimonia cui parteciperà anche il ministro Franceschini.
Un centinaio di persone, architetti principalmente, i convenuti a questa sessione "Museo Bailo: istruzioni per l'uso" che ha rivelato il sostrato profondo di un progetto curato ed amato nei minimi dettagli. Marco Rapposelli e l'austriaco Heinz Tesar (cui va dato merito di aver tentato con non disprezzabile disinvoltura un improbabile eloquio italiano) sono partiti da tre intuizioni fondamentali. Facciata e piazza antistante, galleria interna, vetrate e spostamento della statua di Adamo ed Eva. Sono questi i tre cardini di un intervento architettonico che se non può certo definirsi restitutivo è, a ben vedere, meno iconoclasta di quanto possa apparire.
«Le porzioni di edificio su cui siamo intervenuti - spiega Rapposelli - sono la risultante di una mescolanza di stili architettonici. L'ultimo intervento è degli anni Cinquanta a seguito del bombardamento che nel 1944 distrusse buona parte del Bailo». L'idea è partita dallo sguardo del quartiere: di fronte al museo corre la strada; oltre c'è la facciata di Sant'Agnese e a fianco la Biblioteca. «Abbiamo voluto un'opera coerente col tessuto urbano - spiega Tesar - sul modello europeo». Ecco allora che il portale assume le dimensioni di quello della chiesa, e che lo spazio prospiciente guadagna tre gradini e si configura come un vero e proprio atrio urbano con podio che conduce all'ingresso. Per la facciata l'ispirazione è quella della cosiddetta figura croce: sulla parete è stata applicata una lastra tridimensionale con granaglia di marmo di Carrara e cemento bianco. All'interno si è scelto di coprire il cavedio (prima open) con una struttura in calcestruzzo con soffitto di vetro: ne è risultata una galleria, sullo stile delle geometrie delle piazze metropolitane. «L'altro grande tema - dettaglia Tesar - è la luce, essenziale in un museo di scultura e pittura. I molti tagli applicati, le finestre ricavate e le campate ripristinate portano la luce naturale ad invadere gli spazi del museo». Pareti che non sono più pareti e rivelano la profondità del Bailo: così dalla strada è possibile intravedere la statua di Adamo ed Eva di Arturo Martini, simbolo di una città che allora scelse di acquistare una grande opera d'arte per sottoscrizione e oggi sceglie di restituire a sè un nuovo museo, luogo nobile del sapere e della crescita spirituale di una comunità.

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