Ai grandi interrogativi della vita cui nessuno darà mai risposta chi siamo?

Domenica 17 Settembre 2017
Ai grandi interrogativi della vita cui nessuno darà mai risposta chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? qual è il terzo segreto di Fatima? perché Ladri di biciclette è nella storia del cinema mondiale e Il macellaio no? se n'è aggiunto un altro: che squadra è veramente questa Inter dei miliardari cinesi, dei vari Spalletti, Sabatini, Ausilio, dei campioni veri o presunti iscritti al ruolo? Intanto una squadra sola al comando della classifica, e oggi vediamo come se la sfangherà la concorrenza. Il pieno nelle prime quattro partite di campionato, 12 punti, il suddetto Spalletti sugli scudi (due anni fa ci era riuscito Mancini), 10 gol fatti e uno preso.
Sotto il rovente sole di Calabria, i nerazzurri hanno stampato ieri un 2-0 molto significativo di un momento felice e, al di là delle loro effettive qualità, incredibilmente proficuo. Come già accaduto a Roma hanno colpito quando l'avversario sembrava meglio in salute e più dentro il match. Tanto per dire: nella ripresa Handanovic ha salvato i suoi con due parate prodigiose su conclusioni di Tonev (palla bassa e violenta da destra) e di Rohden (di testa dal limite dell'area piccola). Poi, pur rimasticando un calcio non proprio da entusiasmo, l'Inter ha saputo trovare la vittoria nel finale: due gol nel giro di dieci minuti e il povero Crotone finiva ko. Lo scorso aprile col signor Pioli al governo, in situazioni di gioco abbastanza analoghe, aveva beccato 2-1
Chissà, magari pungolata dalle parole del suo allenatore, il guru empolese che trasforma le conferenze-stampa in litanie (C'è un confine tra fiducia e presunzione, non bisogna credersi una squadra forte, se pensi di essere il primo della classe hai meno possibilità di migliorare), l'Inter ha ribadito di essere comunque un gruppo tosto e duro, potente, duttile, consapevole di poter reggere la corsa di vertice con Juve e compagnia cantante. Il gioco? Forse verrà. Spalletti voleva festeggiare la duecentesima vittoria in serie A e ci è riuscito. Il calendario adesso gli mette in fila avversari abbordabili (eufemismo) come Bologna, Genoa e Benevento. E, dopo la sosta, un derby che già adesso si annuncia del genere C'era una volta a Milano.
Con indosso un'altra maglia imbarazzante (blu con macchie, nomi e numeri di colore giallo, roba da far rivoltare nella tomba il pittore Giorgio Muggiani che nel 1908 dipinse quella originale, storica), l'Inter ha giocato un primo tempo del genere ai minimi sindacali. In difficoltà nella creazione del gioco, il solito Borja Valero bravo ma lento, un flop Gagliardini che Spalletti ha inizialmente preferito a Vecino, inefficaci gli esterni sia bassi che alti, completamente isolato Icardi (a proposito di deliri cromatici: ha tinto i capelli, biondissimi!). Due palle-gol, una per parte, sprecate da Tonev e da Joao Mario, e in più tiretti sporchi di Perisic e Budimir, nessun problema per Cordaz e Handanovic. Alla ripresa Spalletti escludeva Gagliardini per Vecino e Dalbert (altro flop) per Nagatomo. Il Crotone faceva densità e muro tirando chiaramente al pareggio dopo avere in qualche modo fallito le due grosse occasioni citate.
I sogni muoiono all'alba, e anche di pomeriggio: 1) punizione da angolo corto di Joao Mario, mischione, Skriniar ci tenta e ci ritenta, rasoterra che Cordaz, coperto, forse non vede: gol; 2) nel tempo di recupero, sette minuti!, ancora Joao Mario a molare l'assist, Perisic controlla, finta, e di destro, il suo piede sbagliato, picchia basso in porta, Cordaz annichilito, fine dei giochi. Cose cinesi.
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