Un quarto dei giovani non studia né lavora

Lunedì 23 Gennaio 2017
Un quarto dei giovani non studia né lavora
«Non studio, non lavoro, non guardo la tv. Non vado al cinema, non faccio sport». Quello che cantavano negli anni 80 i Cccp era una sorta di manifesto punk rock. La realtà, purtroppo, sembra essere stata in qualche modo fedele a questa linea: oltre un quinto dei giovani italiani è del tutto inattivo, ovvero non solo ha abbandonato gli studi, ma non ha un lavoro né segue percorsi di formazione per trovarli. Sono i cosiddetti Neet (Not in education, employment or training), ovvero persone che rischiano di avere ruoli marginali nella società del domani. Una forma di rinuncia ad affrontare un mondo del lavoro che non offre prospettive.
In Polesine la situazione è decisamente difficile, visto che nella fascia di età fra i 15 e i 29 anni i Neet sono ben il 23 per cento del totale. Una percentuale superiore a quella del resto del Veneto, che si attesta al 17. Fra l'altro, solo le realtà più grandi come Padova, Verona e Venezia si attestano di poco sopra la media, rispettivamente 17,1 per cento, 17,7 e 18,5, mentre a Belluno e Treviso la quota dei Neet è di appena il 16 e a Vicenza addirittura del 14.
Guardando ai numeri assoluti, diffusi dall'Ufficio statistico regionale e relativi al 2015, a Rovigo, dei 31.623 giovani nella fascia dai 15 ai 29 anni, gli occupati sono 9.423, il 29,8 per cento, ovvero una quota ben inferiore a quella del resto della regione dove i lavoratori sono mediamente il 36 per cento. Sono, invece, 14.931, pari al 47,2 per cento e sostanzialmente in media con il resto della regione con il dato del 47, i giovani polesani che seguono corsi di studio o di formazione, mentre i Neet sono 7.269.
La forchetta si divarica ancora di più se si va a guardare il dato diviso per sesso: nella provincia di Rovigo le giovani che non lavorano e non studiano sono addirittura superiori a un quarto del totale, il 26,4 per cento, a fronte di una media regionale del 20,4. Tradotto in numeri, si tratta di 4.090 ragazze totalmente escluse da ogni percorso lavorativo e formativo, addirittura superiori alle coetanee occupate, quattromila. Sono, invece, il 19,7 per cento i Neet polesani di sesso maschile, sempre abbondantemente sopra la media veneta che è pari al 13,3.
Il quadro regionale è meno peggiore del resto d'Italia. Nel 2015 l'Istat fissava la quota dei Neet al 25,7 per cento, con la componente femminile pari al 27,1 e quella maschile al 24,2. Uno spiraglio di positività in un quadro così fosco sembra essersi aperto con l'ultima rilevazione dell'Istat sul secondo trimestre del 2016, che avrebbe fatto emergere una flessione dei Neet al 22,3 per cento. Resta da capire se si tratti di dinamiche di lunga durata. E in ogni caso, si tratta di cifre ancora troppo alte. Nel confronto europeo, nel 2013, anno del picco, solo la Grecia aveva una percentuale di giovani tagliati fuori dai percorsi formativi e lavorativi superiore a quella dell'Italia.
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