Tramonta la fusione con Padova Da gennaio Rovigo e Adria unite

Venerdì 1 Luglio 2016
(m.luc.) Una cosa è sicura: la fusione tra le due Ulss polesane e la Bassa Padovana non avrà mai luogo. Il direttore generale Antonio Compostella è stato chiaro in merito, rispondendo ai consiglieri che l'hanno interrogato in tal senso, ieri in aula a Palazzo Nodari: «La proposta è nata e morta come tale. Non aveva nemmeno prospettiva legislativa. È una storia passata che non sarà mai una reale ipotesi futura». Insomma, pericolo scampato per l'ospedale di Rovigo, che in caso contrario si sarebbe visto soffiare il ruolo di Hub, ovvero ospedale di riferimento, a favore della nuova struttura di Monselice.
È pure certo che ormai il processo che porterà a un'unica azienda sanitaria provinciale è iniziato e non si fermerà. L'1 gennaio del prossimo anno la nuova legge regionale diventerà operativa. «Arriveranno poi i decreti attuativi - spiega il direttore - e con loro le nuove schede ospedaliere. Nell'attesa di sapere cosa ci aspetta, lavoriamo sui nostri tre ospedali provinciali. La cosa prioritaria è quella di salvaguardare il ruolo di "hub" di Rovigo e per questo, come detto, è necessario procedere con degli interventi». Il consigliere tosiano Antonio Rossini, così come anche altri, tra cui Renato Borgato e Alba Maria Rosito, hanno sollevato preoccupazione sul destino degli ospedali di Adria e Trecenta: «È vero che le strutture ospedaliere rimarranno, ma bisognerà capire come funzioneranno, come saranno ridotte le prestazioni e i servizi all'ammalato e se si terrà conto dei numerosi chilometri della dorsale del Polesine». Compostella ha rassicurato tutti in tal senso: «Adria e Trecenta manterranno i loro presidi e le loro funzioni. Però, come sta già accadendo, per esempio Trecenta sarà l'ospedale deputato a ospitare gli interventi meno impegnativi, la riabilitazione per non contare i 30 posti letto intermedi». Per quanto riguarda, infine, le sale operatorie di Rovigo, il direttore ammette: «È vero sono ridotte perchè c'è carenza di anestesisti. Ma è un problema che stiamo risolvendo. Così come quello delle attese in pronto soccorso».
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