Minacce di morte ai genitori in arabo

Venerdì 23 Giugno 2017
Minacce di morte ai genitori in arabo
Lettere con minacce di morte anonime e frasi apparentemente scritte in arabo, inquietanti graffiti sui muri, lancio di pietre contro la casa e perfino lo zerbino dato alle fiamme: per una famiglia italiana sono stati mesi di vera angoscia, con le azioni persecutorie andate avanti ininterrottamente dal marzo dello scorso anno, anche dopo l'installazione di una videocamere di sicurezza. Poi l'amara scoperta dei carabinieri, che ha lasciato tutti di stucco: l'autore del tutto era il figlio minorenne. Che sembra aver allestito la lunga messinscena senza un apparente vero motivo, se non una forma di disagio che probabilmente a livello inconscio lo ha portato a compiere gesti così eclatanti per essere in qualche modo messo al centro dell'attenzione. Questa almeno sembra essere la spiegazione che si danno gli inquirenti, anche loro rimasti sorpresi da quanto emerso al termine di lunghe ed accurate indagini. Anche perché sul loro cammino hanno incontrato una molteplicità di indizi che sembravano portare dritti ai vicini di casa di origine marocchina, con i quali la famiglia non era in buoni rapporti, nonché ad altre persone, sempre magrebine, in realtà completamente estranee ai fatti.
Era stato, infatti, il ragazzo a lasciare tracce proprio per fare in modo che le accuse potessero ricadere su di loro. Ma i carabinieri, alla fine, hanno stretto il cerchio attorno al giovane, di soli 16 anni, denunciato alla Procura del tribunale per i minorenni di Venezia per reati che vanno dagli atti persecutori alle molestie.
Il tutto si è svolto nel circondario di Lendinara ed ha visto i militari della Compagnia di Rovigo, coordinati dal maggiore Salvatore Gibilisco, a indagare a fondo per venire a capo di un giallo che apparentemente sembrava senza soluzione.
Dopo le continue scritte sui muri, il danneggiamento del portone e l'incendio dello zerbino, la famiglia dsl ragazzino aveva installato una videocamera. Ma le azioni erano andate avanti con lanci di grossi sassi e di altri pesanti oggetti, contro le pareti e il selciato esterno. Il tutto condito dalle lettere minatorie a creare un crescente senso di inquietudine. Un vero e proprio incubo. E la sua fine non è stata meno angosciante.
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