Lascia i lampioni accesi Bergamin: «Lo licenzio»

Domenica 26 Febbraio 2017
Scivolone di Palazzo Nodari e il sindaco va su tutte le furie minacciando di licenziare il suo dirigente. Venerdì il Comune doveva spegnere i lampioni delle piazze Vittorio Emanuele e Garibaldi in occasione di M'illumino di meno, un simbolico silenzio energetico al quale Bergamin aveva invitato tutti i rodigini spegnendo le luci delle proprie abitazioni, nel giorno e nelle ore indicate dagli organizzatori della manifestazione radiofonica Caterpillar. Peccato che chi doveva dare l'esempio non l'ha fatto: i lampioni delle due piazze del centro storico sono rimasti accesi. Il primo cittadino è conscio della figuraccia a Palazzo Nodari, ma nonostante ciò preferisce attaccare piuttosto che scusarsi, anche se, chiaramente, l'accaduto non è direttamente colpa sua: «Le luci del centro sono rimaste accese. Chi ha sbagliato? Il dipendente che si è dimenticato di spegnerle o altra persona che si è dimenticata di avvisare il dipendente? Molti avranno pensato: colpa del sindaco. Magari l'avranno urlato pure gli accattoni politici, o, chissà, qualche sindacalista politicizzato, saccente e irriverente, violento e poco tollerante. Poco importa. Le luci sono rimaste accese e il Comune di Rovigo non ha fatto una gran bella figura». Il sindaco è andato su tutte le furie e minaccia addirittura di mandare a casa i responsabili: «Che faccio, inizio licenziando qualcuno? Dipendesse solo da me lo farei. E non solo per questa dimenticanza». E proprio quest'ultima frase fa capire chiaramente a chi si riferisce il primo cittadino, anche se preferisce non far nomi: il dirigente all'Ambiente Michele Cavallaro, che aveva firmato la proposta di delibera di giunta, approvata poi il 7 febbraio da Bergamin e i suoi assessori. Proprio Cavallaro è stato ritenuto responsabile di un'altra famosa dimenticanza, come la chiama Bergamin, ovvero quella del pasticcio del Famila, quando il Comune non inviò in tempo il diniego a un aumento della superficie di vendita del supermercato di via 8 Marzo, motivo per cui è stato anche sospeso cinque giorni assieme a un funzionario.
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