È sopravvissuto al viaggio della speranza che dal Ghana l'ha portato sulle

Lunedì 27 Giugno 2016
È sopravvissuto al viaggio della speranza che dal Ghana l'ha portato sulle sponde dell'Italia. Abubakar Zulujanahini, che avrebbe compiuto 24 anni il 2 settembre, aveva lasciato la sua famiglia e il suo Paese per avere un futuro migliore. Invece ha trovato la morte nel Canalbianco, nella campagna polesana, in una calda e afosa giornata estiva, cercando un po' di refrigerio con un tuffo nel canale dal pontile dell'Ostello, dove da un anno era ospitato nel programma di aiuto per i profughi.
Abubakar insieme a un gruppo di ragazzi che vivono nella struttura gestita dall'associazione Porto Alegre, presieduta da Carlo Zagato, vista la giornata ha approfittato del pontile per le canoe per rinfrescarsi un po'. Tutti si sono stesi tra l'argine e il fiume e il giovane ghanese ha deciso di fare una nuotata nel canale, abbastanza profondo in questi giorni. Dopo poco l'amico che si era immerso con lui non l'ha più visto riemergere e ha quindi deciso di dare l'allarme. Subito l'associazione Porto Alegre si è messa in contatto con i carabinieri della vicina stazione, arrivati con Suem e Vigili del fuoco, con sommozzatori e un elicottero. Dopo quasi due ore, quando le speranze di trovarlo vivo erano ormai quasi nulle, i sommozzatori hanno riportato a riva il corpo senza vita del 24enne, da tutti definito un bravo nuotatore, annegato con tutta probabilità dopo essersi impigliato tra la riva e il fondale.
Ritrovato il corpo qualche metro più a valle dell'ostello, il medico del Suem 118 non ha potuto che constatarne il decesso. La vicenda ha sconvolto la comunità ospitata nella struttura. Il ragazzo che si era tuffato con il 24enne ghanese era il suo migliore amico: erano venuti dal Ghana assieme circa un anno fa e condividevano la stessa stanza. Era il rapporto che più assomigliava a una famiglia per due ragazzi che, poco più che ventenni, avevano lasciato mamma, papà e fratelli per emigrare a migliaia di chilometri di distanza. L'amico l'ha visto immergersi e poi scomparire. Dopo aver dato l'allarme e aver realizzato che Abubakar era morto il connazionale è caduto in un profondo stato di choc. Seduto a pochi passi dalle sponde del canale, le braccia che si stringevano attorno alle ginocchia, è stato visitato dalla squadra del Suem.
La tragedia ha gettato nel silenzio e nello sconforto l'intera comunità di rifugiati, una cinquantina al momento, che da tempo vive stabilmente nella struttura che sorge tra Rovigo, Arquà e Bosaro. I ragazzi sono rimasti completamente muti a fissare i necrofori che ricomponevano e recuperavano il cadavere del loro amico. I gestori dell'ostello e i carabinieri hanno chiesto loro di andarsene, ma non ci sono riusciti. «Vogliamo vedere. Vogliamo salutare il nostro amico» ha biascicato velocemente in un italiano stentato un ragazzo di neppure ventanni, con gli occhi lucidi. Per gli inquirenti non c'è dubbio che si tratti di un incidente, ma la Procura potrebbe decidere di disporre eventuali accertamenti sul corpo del giovane annegato.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci