«È necessaria un'alternativa»

Mercoledì 29 Marzo 2017
«È necessaria un'alternativa»
L'abolizione dei voucher comporterà un notevole danno per le imprese agricole polesane: a dirlo è la Coldiretti, che chiede uno sforzo affinché siano formulate soluzioni ad hoc per i lavoratori del mondo agricolo. Parla di «farsa» l'associazione di via Alberto Mario: nell'annunciata fase transitoria fino al 31 dicembre, c'è il forte rischio che si perdano opportunità di lavoro per giovani studenti, pensionati e cassa integrati, solitamente impiegati in campagna nelle attività stagionali. «Si tratta di un vero colpo di mano - sottolinea il direttore della Coldiretti, Silvio Parizzi - perché oltre all'utilizzo, occorre consentirne l'acquisto, in attesa che venga individuato necessariamente uno strumento che sostituisca i voucher, tenendo conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell'agricoltura, come avviene in tutti i Paesi dell'Unione europea».
Proprio dal mondo agricolo sono nati i voucher: introdotti per la prima volta nel 2008 in occasione della vendemmia, proprio per le peculiarità dell'offerta di lavoro in agricoltura, in questi anni hanno aiutato molti giovani a lavorare nelle campagne, senza gli abusi che si sono verificati in altri settori. «Senza individuare prima una valida alternativa, non è possibile cancellare uno strumento - aggiunge Parizzi - che ha consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell'impresa agricola, per il basso livello di burocrazia, con la domanda di lavoro di chi cerca un reddito occasionale da percepire in forma lecita».
Un fattore di preoccupazione per gli imprenditori agricoli polesani che solo nel 2016, secondo le elaborazioni di Coldiretti Veneto, hanno utilizzato quasi 14mila voucher. «L'utilizzo di questo strumento nel settore agricolo non era discrezionale, poiché il tipo di lavoro richiedeva una soluzione ad hoc che i voucher fornivano correttamente - conclude Parizzi - questa decisione, senza prevedere un'alternativa, penalizza fortemente l'agricoltura, che subisce le conseguenze di un impiego diffuso e talvolta improprio operato in altri settori».
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