«Chiusi in casa, il centro è vietato»

Mercoledì 24 Maggio 2017
«Chiusi in casa, il centro è vietato»
Gli occhi e il cuore del mondo in questo momento sono tutti rivolti a Manchester, teatro del barbaro attentato terroristico al concerto di Ariana Grande, che ha spezzato 22 giovanissime vite.
Jessica Bido, 36 anni, polesana di Santa Maria Maddalena, vive nella città inglese da quasi tre anni. «Abito e lavoro in una zona distante dalla Manchester Arena, che è in centro - spiega - mi sono resa conto della tragedia che era appena successa solo quando ho acceso la televisione, non appena tornata da lavoro».
Sullo schermo le immagini di luoghi a lei familiari e i volti straziati dal dolore. «Mi ha fatto impressione, ma in casa mi sentivo al sicuro». Ieri mattina, poi, con gli sviluppi delle indagini, gli arresti e le dichiarazioni del premer Theresa May che ha detto di temere nuovi attentati, è rimasta chiusa in casa e si è tenuta ben lontana dalla zona rossa. «Un po' di paura l'ho avuta, ovviamente, il clima è stato di grande tensione. Gli elicotteri continuano a volare. In tutto il centro i negozi sono rimasti chiusi e la polizia ha chiesto di non andare lì se non strettamente necessario. A una mia amica che lavora in quella zona è stato vietato di uscire perché era arrivata un'altra segnalazione di una bomba in un centro commerciale, Arndale, e hanno fatto evacuare tutto l'edificio».
Nel pomeriggio, però, Jessica ha vinto i timori ed è andata a fare la spesa. «Dove vivo, vicino all'aeroporto, la situazione è tutto sommato tranquilla. Sono anche passata dal parco. Non ci sono grossi schieramenti di polizia. Insomma, a prima vista qui sembrerebbe tutto normale, ma è ovvio che la situazione è di grande tensione in tutta la città. Non si può dire, però, che i controlli anche prima non ci fossero. L'altro giorno sono andata allo stadio e mi hanno rigirato come un calzino. Anche al concerto i controlli ci sono stati, ma l'attentatore ha colpito fuori dall'Arena, davanti ai banchetti delle magliette, all'uscita. Un attacco due volte vile. La città è ferita, ma risponde con compostezza e dignità».
Jessica, che lavora in un ristorante italiano, ormai è cittadina di Manchester a tutti gli effetti. «A inizio maggio ho votato alle elezioni per il sindaco, perché qui una volta che hai la residenza e ti iscrivi alle liste elettorali, puoi votare. Ho preso anche la patente inglese. Qui sto bene, mi sono integrata, diciamo». Ultimamente, però, c'è stato il cosiddetto effetto Brexit. «Inizialmente - confida Jessica - ho percepito un clima diverso, dopo la vittoria del sì. Mi hanno chiamato fucking italian bastard, ma non ci ho dato peso. E poi tutto è scemato».
A Rovigo, intanto, il sindaco Massimo Bergamin ha inviato un messaggio di condoglianze al primo cittadino di Manchester, commentando poi la tragedia con toni belligeranti: «È ora di dire basta seriamente: basta alle marce della pace, sì ai controlli serrati. Basta al facile buonismo, sì a una legislazione di emergenza sovranazionale che contrasti questi maledetti vigliacchi. Basta far finta di niente, siamo in guerra».
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