Calci per farla abortire

Venerdì 30 Settembre 2016 di Otto anni e mezzo all'uomo che picchiò e violentò la giovane moglie incinta
Botte, vessazioni continue anche nei confronti dei figli, rapporti sessuali estorti con la violenza e perfino calci in pancia che sarebbero stati sferrati con l'intento di procurare un aborto.
Accuse pesantissime che una donna ha rivolto nei confronti dell'ex marito e che sono state giudicate fondate dal Collegio del Tribunale di Rovigo presieduto da Adalgisa Fraccon che, ieri, ha riconosciuto colpevole l'uomo, originario dell'Albania, di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e atti persecutori condannandolo a una pena molto pesante: 8 anni e 6 mesi, oltre al pagamento di un risarcimento di 30mila euro alla moglie, costituitasi parte civile con l'avvocato Arabella Brognara, e di 25mila per i tre figli.
Secondo quanto ricostruito dall'accusa e ripercorso dal pm Sabrina Duò nella sua requisitoria, le condotte violente sarebbero iniziate già nel 2005, ma è dopo la nascita del primo figlio che tutto si sarebbe aggravato, anche perché l'uomo avrebbe iniziato a esagerare con l'alcol. Mentre era incinta del secondo bambino, l'avrebbe colpita con calci in pancia proprio per interrompere la sua gravidanza. Non solo, ma la donna ha dichiarato che le nascite del secondo e terzo figlio sarebbero frutto di rapporti sessuali non consenzienti, ottenuti con la violenza, tenendola immobilizzata con una mano, e che si sarebbero ripetuti anche in seguito. A questo si aggiungerebbero problemi e discussioni per motivi economici e minacce di ogni tipo, anche con una pistola. I maltrattamenti a volte sarebbero avvenuti sotto gli occhi dei bambini, a volte anche nei loro confronti. La prima denuncia sporta dalla donna, risale al novembre 2013 quando ormai la situazione era per lei diventata insostenibile, all'indomani di un'aggressione fisica. Il marito l'avrebbe presa per il collo fin quasi a soffocarla. I due si stavano già separando e la donna, nel dicembre 2013, è andata a vivere dai genitori portando con sé i figli. A questo punto l'uomo avrebbe iniziato un vero e proprio stalking con appostamenti e pedinamenti sotto casa dei suoceri. L'avvocato Luigi Marcomini, difensore dell'uomo, ha cercato di ribaltare la prospettiva, spiegando come tutto fosse a suo avviso un'esagerazione costruita a tavolino, dal momento che durante gli oltre otto anni di convivenza nessuno degli amici e dei parenti aveva notato lividi o anomalie, né ha sospettato alcunché di quanto poi è emerso. La moglie, riguardo alle gravi accuse di violenze sessuali, non sarebbe stata poi in grado di contestualizzarle temporalmente. Un fatto a suo avviso particolarmente rilevante, visto che tutto il castello accusatorio si imperniava esclusivamente sulle dichiarazioni della parte offesa, della quale ha evidenziato il livore nei confronti del marito. Il legale ha poi evidenziato come la prima denuncia della donna, nella quale non si farebbe menzione dei rapporti estorti con la violenza, sia arrivata solo dopo l'inizio della causa di separazione, a sua volta avviata dopo che l'uomo era stato visto insieme a un'altra donna. Una linea respinta dal Collegio, il cui verdetto è stato più severo delle richieste del pm che aveva chiesto una condanna a 8 anni.
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