Zaia: ora il testamento biologico

Mercoledì 15 Febbraio 2017
Zaia: ora il testamento biologico
TREVISO - (mf) «Il silenzio è la cosa che meglio si addice a questa storia». Marzio Favero, sindaco di Montebelluna, non va oltre davanti al caso. Il primo cittadino, tra l'altro, lo conosceva personalmente ed era informato sulle sue condizioni di salute. Anche il governatore Luca Zaia centellina le parole sul caso specifico: «Ho il massimo rispetto della scelta di questa persona». E coglie l'occasione per chiedere passi in avanti sul testamento biologico: «Credo che debba diventare realtà in un paese civile quale l'Italia si ritiene. Fa piacere che anche il Papa si sia espresso nella direzione del non accanimento nelle cure. Direi però che il testamento biologico è la condizione dirimente per tutti questi casi. E' giusto che ogni persona lasci un suo testamento dicendo: nel momento in cui non sarò più autosufficiente, non più in grado di decidere, diventerò un vegetale e non sarò più in grado di parlare, dispongo che accada questo. Per esempio che si vada in sedazione e che ci sia un accompagnamento con le modalità che verranno decide dalla persona che è coinvolta». Chi entra nei dettagli del caso di Bettamin è invece Mario Riccio, medico anestesista di Cremona, che aiutò Piergiorgio Welby a morire. «Non si muore solo di sedazione profonda. Qualcosa deve essere stato sospeso dice un soggetto costantemente sedato, sottoposto a ventilazione, idratato e nutrito potrebbe andare avanti ancora a lungo. A meno che la sedazione non sia stata talmente massiccia da passare in un altro ambito diverso da quello delle cure palliative. Per me conclude eticamente eutanasia e sedazione profonda sono la stessa cosa: l'ascolto di una richiesta del paziente che viene accompagnato a morire senza dolore».

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