Vitalizi, la Camera vota l'abolizione

Giovedì 27 Luglio 2017
Vitalizi, la Camera vota l'abolizione
Vitalizi, addio. Con un voto schiacciante (348 sì, 17 no, 28 astenuti), la Camera ha deciso che i vitalizi non esistono più, che i parlamentari godranno di pensione come gli altri dipendenti pubblici, che verrà applicato il sistema contributivo e, soprattutto, la nuova norma verrà applicata anche agli ex parlamentari, che avranno così decurtato l'assegno che percepiscono. Finisce con cori di olè in aula manco fosse la corrida, con una pentastellata che fa il dito medio, con Di Battista che offre prosecco alla buvette «paga Cirino Pomicino», con Di Maio che veste i panni di Kasparov «abbiamo dato scacco matto al Pd», e con i dem che ironizzano e rintuzzano, «ringraziamo i colleghi del M5S per i cori di incitamento all'approvazione della proposta del Pd», chiosa per tutti Matteo Orfini. L'altro Matteo, il numero uno, Renzi, punta il dito anche lui sui cinquestelle: «Loro parlano parlano, ma non stringono, è il Pd che fa le cose».
Esulta il terzo Matteo della serie, Richetti, il presentatore della pdl, provato dalla tre giorni di serrato dibattito ma contento e soddisfatto: «Finalmente tolto un privilegio che nessuno ormai nel Paese capisce e tollera. Altro che inseguire il populismo, con questo provvedimento abbiamo cercato di riavvicinare la gente alle istituzioni, una legge a favore della politica, non dell'antipolitica». Richetti ha dovuto combattere la classica battaglia su due fronti: «Io l'ho detto agli ex colleghi, a Falomi che è il loro presidente, guardate che le prerogative sono una cosa difendibile, ma i privilegi no, se vai in giro a dire che la democrazia è sotto attacco perché ti ricalcolano il vitalizio, ti inseguono con le mazze».
La battaglia ora si sposta al Senato, dove i numeri non sono così scontati come alla Camera, e chi ha inghiottito di traverso o proprio non ha gradito, spera nel ribaltone d'autunno. Chissà. I contrari sono stati quasi tutti dell'area centrista; gli astenuti in massima parte di Mdp; Forza Italia non ha votato, mentre Gelmini e Santanché hanno votato a favore in dissenso dal proprio gruppo. Dissidenti anche in casa dem, con una quindicina che al momento di votare sono usciti dall'aula. «Vigileremo, vi staremo con il fiato sul collo anche al Senato», ha promesso Grillo; «Sono sicuro che palazzo Madama darà il disco verde definitivo», dice Renzi. È stata forse la prima volta che Pd e M5S hanno votato insieme. Ma è stata ugualmente rissa. Con i seguaci del comico a dire che «la legge il Pd non la voleva, basta guardare le loro facce», e con i seguaci di Matteo a ribattere «questa legge porta la firma di Richetti, deputato del Pd, scritta dal Pd, voluta dal Pd, votata dal Pd, che altro?». «Ma ora state attenti, la prossima legislatura andremo al governo e dimezzeremo i vostri stipendi», ha promesso Di Maio, e non si capisce se quel vostri è una minaccia, una promessa, un lapsus, o sta per dire «noi i nostri li abbiamo già dimezzati». «Ma che vai dicendo, Di Maio, che hai uno stipendio superiore al mio, hai più rimborsi e più benefit in quanto vice presidente», la replica di Rosato.
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