Un'ultima battaglia per Charlie

Mercoledì 26 Luglio 2017
ROMA - I genitori del piccolo Charlie Gard hanno un «ultimo desiderio»: che trascorra le sue ultime ore a casa. Ma l'ospedale dove è ricoverato ha posto dei dubbi al suo trasferimento. Su quest'ultima battaglia legale, che si sta consumando all'Alta Corte di Londra, domani si attende un pronunciamento - forse definito - del giudice. La madre di Charlie, Connie Yates, oggi è tornata in aula, il giorno dopo l'annuncio dei coniugi Gard di aver rinunciato ad una cura sperimentale all'estero per il bimbo di undici mesi, affetto da una rara malattia degenerativa. Con un «ultimo desiderio», ossia di «portare Charlie a casa per trascorrere insieme i pochi ultimi giorni di tranquillità» prima che venga staccata la spina delle macchine respiratorie, ha spiegato l'avvocato della famiglia, Grant Armstrong, davanti al giudice Nicholas Francis. E accusando il Greet Ormond Street Hospital di aver opposto «ostacoli». In particolare, l'ospedale londinese dove Charlie è tenuto in vita in modo artificiale ha spiegato, tra le altre cose, che il bimbo respira con una ventilazione invasiva per spingere aria nei polmoni e tale trattamento può essere fornito soltanto in una struttura sanitaria. La rappresentante dell'ospedale, Katie Gollop, ha anche reso noto che i coniugi Gard avrebbero rifiutato «tutta una serie di offerte di mediazioni, per motivi che non conosciamo». Tra le opzioni alternative al ritorno a casa, il Great Ormond ha suggerito un istituto per malati terminali, ha riferito in aula il giudice Francis, che al culmine dell'ennesima giornata di tensione ha provato a invocare un accordo tra le parti. E poi, ha annunciato che deciderà al più tardi domani.
In Alta Corte, già ieri, la famiglia Gard aveva lanciato un duro atto d'accusa contro il Great Ormond Street e la giustizia britannica, perché avrebbero scelto al posto loro di dire basta alle cure già diversi mesi fa, consumando il tempo per tentare altre strade. Dello stesso avviso è l'ospedale Bambino Gesù, che ha coordinato un team di specialisti stranieri al lavoro su un protocollo alternativo da sottoporre a Charlie: la «terapia sperimentale poteva rappresentare una opportunità ma si è arrivati troppo tardi», ha affermato il professor Luigi Bertini dell'ospedale pediatrico vaticano, nel corso di una conferenza stampa a Roma. Ancora più dura contro i colleghi londinesi è stata la presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc: «Non so perché l'ospedale inglese abbia deciso di sospendere le cure al bimbo, so che qua da noi questo non sarebbe avvenuto». Il piccolo smetterà di respirare quasi certamente poco prima del suo primo compleanno, il 4 agosto prossimo.

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