«Un'amicizia sviluppata in carcere»

Venerdì 21 Luglio 2017
Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, ieri mattina hanno aspettato la sentenza incollati agli schermi, attenti ad ogni movimento, sapendo che gli occhi di tutti sono incollati su di loro. Buzzi, quando capisce che l'accusa di mafia si è dissolta stringe il pugno ed esulta e corre a prendere appunti. Carminati si alza e comincia a molleggiarsi. Le condanne sono pesanti, ma l'accusa che li tiene agganciati al carcere duro non esiste più. La prima telefonata il Nero la fa ad Ippolita Naso che lo difende insieme al padre Giosué: «Avevi ragione tu - le dice - ora fammi uscire dal 41 bis». Buzzi, si spinge oltre: «Mbe avvocà quando esco?» esclama col legale Alessandro Diddi.
Gemelli diversi, capi alla pari anche nel crimine, la «quarta internazionale più il Nero» ha detto il ras delle coop strappando a Carminati un saluto a braccio alzato. La principale organizzazione che emerge dal dispositivo della sentenza letta ieri mattina dal giudice Rosaria Ianniello alle 13 in punto è un'associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la pubblica amministrazione, un «mondo di mezzo» che fa affari con tutti. Carminati e Buzzi ne sono a capo «a pari merito» senza più l'idea che il Nero sia il leader assoluto di una nuova cupola che da un lato minaccia alcuni piccoli imprenditori e dall'altra si fa largo nell'amministrazione della città.
Sulla storia di quel legame entrambi hanno detto molto. «Massimo Carminati l'ho conosciuto in carcere dopo il mio arresto. Mi misero coi ragazzi neo fascisti anche se io ero dichiaratamente di sinistra - ha detto Buzzi in aula - Non ho mai avuto problemi con loro, è lì che ho conosciuto anche Carlo Pucci, Riccardo Mancini e Gianni Alemanno, anche se lui era missino e lo tenevano da un'altra parte». Si rivedono anni dopo, nel 2011, quando Carminati, tornato semilibero, contatta l'amico Mancini, a quel punto ad dell'ente Eur, e gli chiede aiuto per tornare a lavorare. A detta dei due presunti capi dell'organizzazione è da questa scelta di Mancini, che avrebbe imposto la presenza di Carminati in un appalto per la manutenzione delle aree di proprietà dell'Eur.
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