Trump presenta il conto: «Gentiloni, paga la Nato»

Martedì 25 Aprile 2017
Trump presenta il conto: «Gentiloni, paga la Nato»
L'Italia deve pagare una quota più alta del suo prodotto interno lordo come contributo alla Nato. «E pagherà!». Donald Trump è tornato a battere il chiodo della richiesta di maggiori contributi, durante la visita di Paolo Gentiloni la settimana scorsa a Washington. Si legge dalla trascrizione di un'intervista che il presidente americano ha rilasciato alla Associated Press, nell'approssimarsi della scadenza dei primi cento giorni del suo mandato.
Il riferimento all'Italia è limitato a poche battute, per le quali come di consueto è difficile stabilire la perfetta autenticità. Trump parla spesso in toni iperbolici, e quando cita fatti e conversazioni, tende ad essere particolarmente creativo. «Con il primo ministro italiano abbiamo scherzato: si legge nel testo dovete pagare, dovete pagare, gli ho detto». La corrispondente dell'Ap presso la Casa Bianca Julie Pace lo sollecita a fornire dettagli: «Gliel'ha detto nel vostro incontro privato?». Trump schiva il colpo: «Finirà per pagare. Ma prima di me nessuno glielo aveva chiesto. Nessuno».
La conversazione è in realtà la replica di uno scambio che era avvenuto anche durante il corso della conferenza stampa di giovedì scorso, quando una giornalista aveva chiesto a Gentiloni se era pronto a portare il contributo alla Nato alla soglia del 2% richiesta dal trattato. Trump era immediatamente saltato a commentare la domanda: «Le sono molto grato signora, voglio vedere come risponderà il primo ministro italiano». Gentiloni aveva replicato con garbo che era d'accordo sulla necessità di incrementare i pagamenti, compatibilmente con le restrizioni di bilancio. Aveva anche ricordato che l'Italia si assume un ruolo di primo piano nelle missioni coordinate dall'Alleanza Atlantica (per le quali il nostro contributo è il più oneroso dopo quello degli stessi Stati Uniti), e che questa spesa dovrebbe essere conteggiata a nostro favore. Trump aveva fatto delle accuse alla Nato uno dei suoi cavalli di battaglia durante la campagna elettorale. L'aveva chiamata «obsoleta», termine che nell'intervista alla AP rinnega, dicendo che al tempo non ne sapeva molto della vera attività che svolge. Aveva poi accusato i partner europei di essere inadempienti nei contributi, mentre gli Usa da soli sborsano il 4% del proprio Pil per finanziarla. Lo abbiamo visto insistere anche nell'incontro di metà marzo con Angela Merkel, a dispetto del fatto che il parlamento tedesco ha già approvato un aumento di spesa che porterà il contributo tedesco all'altezza delle linee guida stabilite.
Nei rapporti internazionali, il presidente americano ripropone puntualmente il concetto che gli altri paesi sono debitori degli Usa a vario titolo e per motivi diversi. Trump ha detto alla Cina che è responsabile del disavanzo commerciale causato dalla fame dei consumatori americani per i prodotti cinesi. La stessa accusa è volata nei riguardi delle importazioni giapponesi di elettronica e di auto, del legname e del latte canadese. L'impero del male resta il Messico, colpevole di rubare posti di lavoro agli americani, oltre che inondarli con beni prodotti a basso costo ed esentasse.
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