Tentato stupro, preso tra i profughi

Martedì 21 Marzo 2017
Tentato stupro, preso tra i profughi
Ha un nome e un volto lo straniero che venerdì sera ha aggredito una 40enne vicino al campo profughi di Bagnoli, in provincia di Padova. È un nigeriano di 27 anni, Jerry Ogboru, in Italia dal luglio 2016 e al centro di accoglienza solo da pochi mesi, senza precedenti penali. Ma è sospettato di essere uno stupratore seriale: già giovedì 9 febbraio, oltre un mese prima dell'ultimo episodio, aveva cercato sempre con le stesse modalità di usare violenza sessuale a una ragazza di 21 anni alla quale pare sia quasi riuscito ad abbassare i pantaloni, ma che come la quarantenne, spinta dalla disperazione e dalla paura, è riuscita a divincolarsi e a fuggire. Le indagini hanno portato, nella tarda mattinata di ieri, a individuare il nigeriano, ora in carcere per aggressione a scopo sessuale, tentata violenza sessuale e rapina. I militari dell'Arma, con l'aiuto anche degli uomini della questura di Padova, sono giunti a lui attraverso due filoni diversi.
IL PRIMO EPISODIO
Gli investigatori sono partiti da un'analoga aggressione che non era stata resa nota, risalente al 9 febbraio quando, in via Battisti di Bagnoli, la 21enne è stata afferrata alle spalle da un uomo di colore, che l'ha immobilizzata per cercare di stuprarla. Non riuscendoci, si è dato alla fuga non prima di averle sottratto il telefonino.
LE INDAGINI
La seconda aggressione, invece, è avvenuta venerdì scorso ed è diventata subito di pubblico dominio. Grazie alla testimonianza della quarantenne, anch'essa malmenata, palpeggiata e derubata del cellulare, i carabinieri sono riusciti ad avere più informazioni che hanno consentito di stringere il cerchio e dare un volto allo stupratore. «Grazie alla descrizione data dalle due vittime evidenzia il comandante provinciale dei carabinieri, Stefano Iasson - dalle analoghe modalità e dalla ricostruzione dei fotogrammi della videosorveglianza urbana, le due indagini si sono unite e hanno portato alla perquisizione locale e personale del migrante». All'interno dell'armadietto del nigeriano sono stati ritrovati i vestiti descritti dalle vittime e uno dei due cellulari, mentre l'altro ce l'aveva in tasca.
IL FERMO
A questo punto i militari, avendo in mano gravi indizi di colpevolezza, hanno fatto scattare le manette e l'hanno trasferito in carcere, dichiarandolo in arresto. Ogboru non ha opposto resistenza ma non è stato per nulla collaborativo al contrario, invece, degli altri migranti ospitati nella struttura che hanno facilitato le indagini. Al richiedente asilo è stato affidato un avvocato d'ufficio ed entro domani pomeriggio la Procura procederà alla convalida dell'arresto.
LE REAZIONI
La seconda vittima, la quarantenne di San Siro si dice sollevata: «Sono contenta che l'abbiano preso, ma ora voglio dimenticare al più presto possibile. Vorrei evitare strumentalizzazioni perché non ho nulla contro gli immigrati, però sono contraria a questi campi di concentramento». Tira un sospiro di sollievo anche il sindaco di Bagnoli Roberto Milan: «Sono felice e mi congratulo con le forze dell'ordine per la rapida soluzione del caso. La vicenda, però, rimane aperta e temo la reazione del paese se il centro di accoglienza non viene smobilitato. Volete che scoppi la guerra civile?».
I COMMENTI
«Bravi i Carabinieri per la tempestività. Ora questo signore, se confermato colpevole, va spedito a scontare la pena in Nigeria. Parlano tanto di accordi bilaterali, ebbene questo è il classico caso in cui l'accordo serve e va fatto al più presto» commenta il presidente della Regione Luca Zaia. Gli fa eco il senatore dell'Udc Antonio De Poli: «Non si tratta di razzismo: i cittadini veneti di Bagnoli chiedono sicurezza. La notizia del fermo del nigeriano, avvenuto nel Centro di accoglienza, purtroppo ci conferma che i segnali di allarme sono stati sottovalutati».
In pieno clima da campagna elettorale, l'ex sindaco di Padova che aspira alla rielezione, Massimo Bitonci, batte il ferro finché è caldo: «Sulla drammatica vicenda avevamo ragione noi. Il delinquente arrestato è un extracomunitario che vive nella base che accoglie presunti profughi. Questo individuo deve essere espulso e deve scontare la pena a casa sua. A Padova la nostra amministrazione ha detto no ai centri per clandestini».
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