Stretta sugli scioperi, la proposta Sacconi

Martedì 18 Luglio 2017
Adesso o mai più. La riforma della legge che regolamenta lo sciopero nei trasporti pubblici locali è al bivio. Con il rischio, per la verità molto elevato, che venga rinviata per l'ennesima volta alla prossima legislatura. Il d-day sarà domani, 19 luglio, quando arriverà sul tavolo delle commissioni congiunte Lavoro e Affari costituzionali del Senato la proposta messa a punto dall'ex ministro Maurizio Sacconi che unifica vari disegni di legge rimasti fino ad ora nel cassetto, seppelliti dai veti incrociati e dalla scarsa sensibilità dei partiti. Eppure dopo i terribili venerdì neri che hanno bloccato le città in questi mesi estivi, causando gravissimi disagi ai passeggeri, le promesse di cambiare si sono moltiplicate solenni come un mantra. Poi alle parole non sono seguiti mai i fatti. «La palla - dice Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro - è in mano al Pd e al governo che mercoledì dovranno decidere cosa fare. Le proposte sul tappeto ci sono e bisogna solo scegliere, c'è un mio testo che le raggruppa e su cui si può trovare un'intesa». Il rischio che la discussione si avviti ancora, fa capire l'ex ministro, è alto, anche perché l'anno prossimo ci saranno le elezioni e quindi i tempi di approvazione di una eventuale legge sono molto stretti. Lo schema regolatorio entro cui muoversi è invece abbastanza delineato, con due filoni che possono essere sintetizzati.
Le proposte sono sostanzialmente due. Prevedono che lo sciopero possa essere proclamato soltanto dai sindacati che hanno un grado di rappresentatività superiore al 50% in azienda o, in caso contrario, dopo un referendum tra i lavoratori interessati. La prima ipotesi è targata Sacconi, la seconda è di Pietro Ichino. Sempre Sacconi insiste poi con due misure specifiche per contrastare l'effetto annuncio che ha conseguenze devastanti certe volte più delle agitazioni stesse. Nel mio testo - dice Sacconi - viene inserito l'obbligo per i lavoratori che aderiscono allo sciopero di comunicarlo preventivamente all'azienda, cioè 24 ore prima. Anche in caso di revoca i sindacati devono informare con congruo anticipo. Si prevede, tra l'altro, anche la possibilità di indire un referendum preventivo obbligatorio per i sindacati minoritari (con rappresentatività superiore al 20%) tra i lavoratori che per passare deve avere il voto favorevole del 30%. Tante idee che, ovviamente, possono essere ancora limate e migliorate.
Il tempo ovviamente stringe. «Dobbiamo coniugare - conclude Sacconi - il diritto di sciopero con il diritto alla mobilità».

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci