Statali, aumenti da 85 euro

Giovedì 1 Dicembre 2016
Statali, aumenti da 85 euro
Dopo oltre otto ore di trattativa serrata, con diversi stop and go durante la giornata, governo e sindacati hanno firmato l'accordo sul rinnovo del contratto degli statali. Il premier Matteo Renzi ha subito plaudito, via twitter, alla notizia. «Dopo 7 anni è la volta buona». Quella raggiunta ieri è, per il momento, di un'intesa politica che dovrà ora essere tradotta in un contratto vero e proprio nella trattativa tra le sigle e l'Aran, l'Agenzia del pubblico impiego. Ma la strada è segnata. I punti sostanziali del nuovo contratto sono stati stabiliti dal ministro della funzione pubblica Marianna Madia e dai tre leader sindacali, Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil).
L'aumento sarà «non inferiore ad 85 euro medi» lordi mensili. Su questo inciso c'è stata una lunga trattativa. Se ne è usciti con una frase salomonica, che va incontro sia alle richieste dei sindacati, che volevano un aumento non inferiore a 85 euro, sia a quelle del governo, che ha preteso che fosse scritto che la cifra indicata sarà comunque «media». Questo perché, ha spiegato il ministro Madia, l'intenzione è di privilegiare i redditi bassi, chi guadagna di meno ed ha sofferto maggiormente la crisi economica. Dunque, gli aumenti saranno più alti per i redditi bassi, poi via via decrescenti man mano che si sale. Un altro punto saliente dell'accordo, che riguarda la parte economica, è l'impegno ad evitare penalizzazioni per i lavoratori sul versante del cosiddetto «bonus Renzi». Gli aumenti contrattuali da 85 euro medi mensili, infatti, potrebbero far perdere a chi è alla soglia dei 25mila euro di reddito, gli 80 euro di bonus concessi a tutti i dipendenti pubblici e privati.
Secondo i calcoli di Cgil, Cisl e Uil, il rinnovo dei contratti pubblici vale a regime circa 5 miliardi di euro. La metà saranno a carico dello Stato, il resto dovranno trovarlo gli enti locali e le Regioni per il loro personale.
Al di la della cifra stabilita, il verbale d'intesa firmato ieri rappresenta una svolta nelle relazioni sindacali. Il governo si è infatti impegnato, nel Testo unico sul pubblico impiego che sarà approvato entro febbraio, «ad un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio a favore della contrattazione». In questo modo sarà superata la legge Brunetta, nella quale era stata inserita una norma che prevede che il contratto non possa derogare alle norme stabilite dalla legge sul pubblico impiego.
Questo principio sarà applicato, come chiedevano i sindacati, a tutti i comparti, dunque anche alla scuola. Il governo aveva inserito nella sua riforma la Buona scuola una norma gemella. Sarà superata. Così come sarà affrontato, una volta per tutte, il tema dei precari nella pubblica amministrazione. I contratti in scadenza saranno prorogati, mentre nel Testo unico sarà fatta pulizia delle forme contrattuali che potranno essere utilizzate dalle amministrazioni statali.
Un capitolo importante è poi quello che riguarda la graduale introduzione, anche nel settore pubblico, «di forme di welfare contrattuale» con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche. Il modello è quello del contratto dei metalmeccanici, dove una parte dell'aumento è erogato attraverso dei benefit.
Dal canto loro, i sindacati accettano di contrastare i fenomeni di «assenteismo». Madia ha voluto sottolineare che «il principio di maggior sostegno a chi soffre di più la crisi», è «un principio che ci fa valorizzare ancora di più la politica degli 80 euro». Per Susanna Camusso, quello fatto è «un buon lavoro, che rende possibile riaprire la stagione dei rinnovi». L'aumento di 85 euro, secondo il segretario della Cisl, Furlan, rappresenta una cifra «dignitosa». Per il leader della Uil si tratta «di un accordo fortemente innovativo che segna un cambiamento e rimettere la pa al servizio dei cittadini».
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