«Segnali da sotto, possibili altre bolle non ci fermiamo»

Lunedì 23 Gennaio 2017
«Segnali da sotto, possibili altre bolle non ci fermiamo»
Aumenta il numero dei cadaveri, si aggrava il conto delle possibili vittime perché si è scoperto che nell'hotel c'era una persona in più del previsto, un dipendente senegalese. Si assottiglia, al contrario, il filo della speranza dopo l'euforia di venerdì e sabato quando sono stati ritrovati quattro bambini e cinque adulti. Ma oggi comincia il quinto giorno da quando 120mila tonnellate di neve, equivalenti al carico di 4.000 tir, alla velocità di 100 chilometri all'ora hanno travolto il resort sul Gran Sasso, e dunque appare più complicato pensare che vi possano essere altri sopravvissuti.
NESSUNA RESA - «Non è così, le nostre ricerche non rallentano - ribatte Walter Milan del Soccorso Alpino e Speleologico - è ancora credibile che vi siano altre bolle d'aria, altre scatole dove vi sono altri sopravvissuti. Non possiamo fermarci». Il fronte della valanga è di 300 metri e su un'area così vasta stanno operando circa 150 uomini: una cinquantina dei vigili del fuoco, altrettanti del soccorso alpino, a cui si aggiungono specialisti dell'esercito e della guardia di finanza.
SEGNALI - «Abbiamo altri segnali da sotto la neve e le macerie - dice il funzionario dei vigili del fuoco Alberto Maiolo - stiamo verificando. Potrebbero essere persone vive, ma anche le strutture dell'albergo che si muovono sotto il peso della neve». Tra i soccorritori, c'è chi racconta che forse un numero così cospicuo di uomini sul terreno e anche una catena di comando confusa, soprattutto all'inizio, può comunque avere delle controindicazioni. E non si placa la rabbia dei familiari per come sono state gestite le informazioni che riguardano il recupero dei sopravvissuti.
BILANCIO - Rimettiamo in fila i numeri accertati, partendo da un numero: al momento della valanga nel resort c'erano 40 persone, tra dipendenti e ospiti. I sopravvissuti sono undici, contando anche Giampiero Parete e Fabio Salzetta, il cuoco e il manutentore che si sono salvati perché al momento della valanga non erano dentro il resort. Le vittime riconosciute sono cinque: Sebastiano Di Carlo e la moglie Nadia Acconciamessa (genitori del piccolo Edoardo che è stato salvato), Barbara Nobilio, Alessandro Giancaterino e Gabriele D'Angelo. Le autopsie effettuate all'istituto di medicina legale di Chieti hanno constatato la presenza di segni molto significativi di traumi da schiacciamento. Ieri sono stati individuati, ma non recuperati, altri due cadaveri (un uomo e una donna).
L'IMMIGRATO - Mancano dunque all'appello 22 persone, uno in più di quanto s'ipotizzava ieri, perché si è scoperto, anche sulla base della testimonianza del direttore del Rigopiano e di ospiti che avevano lasciato l'hotel il giorno prima, che tra i dipendenti non conteggiati c'era anche un senegalese, Faye Dame, in possesso di permesso di soggiorno con residenza a Torino e regolarmente assunto.
OSPEDALE - Per quanto riguarda i feriti, già oggi potrebbero essere dimessi tutti i bambini, mentre gli altri sono sotto choc, ma non gravi. Giampaolo Matrone, 34 anni, proprietario di una pasticceria a Monterotondo, è tra i più provati, perché sotto le macerie è rimasto a lungo con la moglie, Valentina Cicioni, 33 anni, di cui non ci sono ancora notizie.
TECNICA - La strategia che stanno seguendo le ricerche è quella di produrre dei fori nella neve e nel ghiaccio che ricoprono ciò che resta del resort e poi spostarsi in orizzontale per trovare altre stanze. In particolare ieri il Soccorso alpino ha fatto arrivare una sonda di ultima generazione con una telecamera, che può penetrare il terreno per venti metri e inviare immagini che aiutino i ricercatori a verificare la presenza di persone sotto le macerie. La situazione è assai delicata e insidiosa, non solo per il pericolo di nuove slavine, ma anche perché gli spostamenti di chi sta operando potrebbero provocare crolli.
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