Se l'affluenza supera il 60 per cento la vittoria del Sì è certa. Così

Martedì 6 Dicembre 2016
Se l'affluenza supera il 60 per cento la vittoria del Sì è certa. Così assicuravano i sondaggi, ed è per questo che la campagna televisiva promossa da palazzo Chigi per spingere gli elettori ad andare a votare è stata la più massiccia e martellante che la storia referendaria ricordi. Gli spot melliflui con il Sì bianco e il No nero - messaggi subliminali anche questi - hanno imperversato per settimane. E hanno ottenuto l'effetto: l'affluenza è stata altissima, ha superato di gran lunga l'obiettivo del 60 per cento. Peccato che fossero tutti voti per il No.
Il Veneto è la prova del nove: come quasi sempre accade, è la Regione dove l'affluenza è più alta, con un 76,66 per cento che parla da solo. Eppure è anche la grande Regione del Nord dove più ampia è stata la vittoria del No, che in Veneto ha sfiorato il 62 per cento, relegando il No a un misero 38 per cento, distacchi ben diversi da quelli che si sono registrati nelle altre grandi Regioni come la Lombardia, dove il No ha prevalso 55 a 44, o come il Piemonte, dove il No ha fatto segnare quota 56 e il Sì quota 43.
A colpire è la grande omogeneità del trionfo del No. Non c'è provincia veneta dove il No scenda sotto quota 60. Il minimo - si fa per dire - si registra in Polesine, con un 60,3 per cento. Il massimo nel Vicentino, con un 63,1 per cento. Ma Treviso fa segnare 62,7. Venezia 61,7. Padova 61,9. Belluno 61,0 e Verona 60,9 per cento.
Ci sono Comuni anche importanti dove il No supera quota 70: Segusino, San Zenone degli Ezzelini, Sarmede, Istrana, Loria, Altivole, Portobuffolè, Cavallino Treporti, Barbona, Candiana, Granze, Masi, Saletto, Santa Margherita, Terrassa, Tezze sul Brenta, Trissino, e poi nel Bellunese, in montagna: Rocca Pietore 73,5%, Vigo di Cadore 72,8%, Selva di Cadore 72,6%, Colle Santa Lucia 72,4%, Vigo di Cadore 72,0%, San Nicolò di Comelico 71,8%.
I Comuni dove ha vinto il Sì si contano sulle dita di una mano: di 579 Comuni veneti, il Sì ha prevalso - e d'un soffio - solo a Lorenzago, Soverzene, Zoppè di Cadore, Pedemonte e Brenzone sul Garda. In Friuli Venezia Giulia il Sì ha vinto solo in 4 piccoli Comuni: Forni Avoltri, Preone, Treppo Carnico, Andreis.
Anche in Veneto, come del resto in Italia, si evidenziano isole del Sì in corrispondenza dei quartieri-bene delle metropoli più strutturate. A Roma i Parioli hanno votato Sì, e anche a Milano le zone attorno alla Madunina hanno visto prevalere il Sì. E la regola vale anche nel centro storico di Padova e di Venezia, e in qualche altra zona pregiata, abitata da ceti benestanti. Un segno indubitabile che sono state le periferie, le famiglie che la crisi l'hanno sentita mordere, a urlare il loro No al governo prima ancora che alla riforma costituzionale. Anche nel centro storico di di Treviso, di Belluno, di Vicenza, di Verona, anche se il No ha prevalso, comunque il Sì ha messo in mostra una forza che non ha più appena ci si allontana di qualche metro dalle mura antiche del cuore della città.
Impossibile invece rintracciare effetto alcuno del pronunciamento, a favore del Sì, di sindaci anche popolari come Luigi Brugnaro a Venezia o Flavio Tosi a Verona. La relativa forza del Sì nei quartieri bene delle rispettive città è in tutto analoga a quella che si registra negli altri capoluoghi, quindi i cittadini nel complesso non sembrano essersi fatti influenzare dal loro sindaco.
Ma se gli elettori veneziani non sembrano essersi dimostrati particolarmente grati a Renzi per i fondi generosamente elargiti al «sindaco leale al governo» (parole di Alfano!) a pochi giorni dal voto, la stessa identica noncuranza hanno mostrato i residenti nel Friuli Venezia Giulia, che pure è una Regione a statuto speciale: e la riforma Renzi era un'arma assoluta che blindava per sempre tutti i privilegi delle Regioni speciali, facendo dell'Italia l'unico Paese al mondo dove sarebbero state in vigore due Costituzioni diverse, quella di Renzi, con autonomie regionali tagliate e federalismo sepolto, per tutte le Regioni ordinarie, e la Costituzione attuale, intatta ed intoccabile, per le regioni speciali. Eppure i friulani hanno respinto la riforma in massa, votando No suppergiù come i veneti: 60,9 per cento la vittoria del Sì nella Regione autonoma, dove solo la provincia di Pordenone scende un filo sotto il 60 per cento: 59,9%. Udine e Gorizia sono al 60,7% e al 60,5%, e Trieste segna il record nordestino con il 63,4% e il caso di Muggia, terra della Serenissima nell'Istria, dove il No arriva a superare il 66 per cento. Un altro segno evidente che il referendum, eccessivamente personalizzato dal premier, è stato vissuto dagli elettori come l'occasione per gridare il loro scontento più che per esprimere un giudizio nel merito della riforma.
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