Scuole, Comune e Aas5 task-force contro la droga

Lunedì 13 Marzo 2017
«Il dato è drammatico». Con queste parole anche il Comune di Pordenone prende coscienza di un quadro del reale drasticamente modificato rispetto al recente passato e lancia di fatto la guerra allo spaccio di droga nel mondo scolastico. L'allarme lanciato dalle autorità, riportato ieri su queste pagine, ha scosso la coscienza di chi ha in mano le politiche giovanili della città: negli istituti, soprattutto superiori, e nelle loro vicinanze si è trasferita infatti la centrale dello smercio di sostanze stupefacenti, esponendo i più giovani al contatto quasi giornaliero con traffico e consumo di sostanze illecite. E a prendere in mano la situazione è oggi Alessandro Basso, consigliere delegato all'Istruzione nella giunta Ciriani. «Non ci possiamo sottrarre ad un'analisi in grado di portare a delle risposte - annuncia -, perché siamo di fronte ad uno spostamento netto del baricentro del fenomeno, che oggi si concentra in luoghi non attesi». Per questo ci si siederà immediatamente ad un tavolo. «Avvieremo un forum di discussione con l'Azienda sanitaria e le scuole pordenonesi, coinvolgendo anche l'assessore alla Sicurezza, Emanuele Loperfido». Una conferenza tripartita che vedrà impegnati due assessorati, i vertici della sanità pordenonese e il mondo della scuola. Estirpare lo spaccio dagli ambienti scolastici non sarà facile, ma ci si proverà da subito. «Il nuovo comandante della polizia locale, Stefano Rossi, sta già intervenendo dialogando con i dirigenti scolastici del territorio - ha specificato ancora Basso - e i volontari del gruppo Security (la convenzione è stata appena firmata ndr) presteranno maggiore attenzione ai luoghi che gravitano attorno alle scuole pordenonesi. Continueranno anche le iniziative anti-bullismo, che vanno nella direzione di contrasto alla devianza».
Le autorità politiche e le forze di polizia annunciano battaglia e la richiesta arriva anche dagli istituti scolastici stessi. È la viva voce dei primi testimoni del fenomeno. Parla così, ad esempio, la dirigente del liceo Grigoletti, Ornella Varin: «All'interno dell'istituto - spiega - non possiamo dire di ravvisare un'attività di spaccio, ma abbiamo forti sospetti che ciò accada regolarmente appena oltre il nostro cancello. Vediamo con i nostri occhi alcuni ragazzi, che non fanno parte della scuola ma che spesso entrano anche nel perimetro del liceo. Il contatto è prossimo alla scuola, ma esula dal nostro controllo». Diverso, e più analitico, l'approccio della dirigente del Kennedy, Antonietta Zancan: «Nel sentire comune - accusa - c'è un clima di tolleranza nei confronti di quelle che vengono considerate come droghe leggere, mentre non esistono sostanze leggere o pesanti. È bene che tutti alzino ulteriormente la guardia per contrastare il fenomeno». Gli sportelli psicologici interni alla scuola e i vari programmi che puntano a combattere le fragilità giovanili vanno avanti e i presìdi all'interno degli istituti limitano il fenomeno dello spaccio interno, ma basta uscire dal cancello, incontrare la persona giusta e il castello di regole crolla.
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