Rogo del camper: c'è già un sospettato

Venerdì 12 Maggio 2017
Rogo del camper: c'è già un sospettato
ROMA - C'é un sospettato per l'atroce rogo del camper in cui sono morte due bambine e una ragazza rom - tre sorelle - e la polizia gli dà la caccia anche e soprattutto nei campi nomadi di Roma.
Si tratta dell'uomo filmato martedì notte da una telecamera di sorveglianza mentre lancia una molotov contro la casa viaggiante della famiglia Halilovic - genitori e 11 figli - nel parcheggio di un centro commerciale a Centocelle. È lui il responsabile della morte tra le fiamme di Elizabeth, 4 anni, Angelica, 8 anni, e Francesca, 20 anni. Le indagini della squadra mobile, accantonata la pista dell'odio razziale, si sono concentrate subito sull'ipotesi di una vendetta tra clan rom, anche sulla base delle minacce che il capofamiglia, Romano Halilovic, avrebbe ricevuto negli ultimi tempi. In passato in alcuni accampamenti della Capitale si sono registrate risse e violenze, ad esempio tra serbi e bosniaci, anche in campi dove avevano vissuto gli Halilovic, che sono di origine bosniaca. Gli investigatori si concentrano non solo sulle immagini dello sconosciuto che a volto scoperto lancia la bottiglia incendiaria, ma anche sulle tracce di liquido infiammabile trovate intorno al camper e nelle vicinanze e su alcuni frammenti di bottiglia, alla ricerca di impronte. La procura di Roma procede per omicidio plurimo volontario e incendio doloso. Oggi pomeriggio una veglia di preghiera per le tre sorelle bruciate vive si è svolta nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. Erano presenti anche la madre delle tre vittime, Mela Hadzovic, alcuni degli otto fratelli superstiti e altri parenti degli Halilovic, che portano uno dei cognomi più diffusi tra i rom bosniaci. Per il governo il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, oltre a rappresentanti della Regione Lazio, un vicepresidente del Senato e il prefetto di Roma. «Sarebbe facile scaricare le coscienze pensando a un colpevole, uno solo - ha detto il vescovo ausiliare di Roma Sud, monsignor Paolo Lojudice -. Ne siamo convinti? E le nostre responsabilità dove sono? L'amministrazione pubblica poteva fare di più, ma anche la comunità cristiana, troppo spesso presa da altre cose e troppo discriminante». Alcuni all'interno della comunità rom continuano a respingere l'idea di una vendetta tanto atroce tra gruppi rivali. Un'associazione ha incaricato un legale di costituirsi parte civile nel processo. Agli investigatori chiede di non tralasciare la pista del razzismo, che però é considerata non attendibile in base agli elementi già raccolti. Intanto sulla condizione dei nomadi a Roma ha parlato la sindaca Virginia Raggi. «Stiamo lavorando per il superamento dei campi, il bando è quasi pronto - ha ribadito -. Ci sono anche qui anni di stratificazioni che piano piano dobbiamo disincastrare ed invertire la rotta. Evidentemente è un modello che è fallimentare».
A chiedere che il Campidoglio si costituisca parte civile - assieme alla Regione Lazio e allo Stato - é il deputato di Fronte Democratico Dario Ginefra, che parla di «vero crimine contro l'umanità». Il capogruppo alla Camera di Fdi-An Fabio Rampelli chiede di «assicurare i responsabili del rogo alla giustizia», ma si chiede anche «perché in quel parcheggio c'era un camper? Ci risulta che i bambini deceduti non andassero a scuola. Mi chiedo perché ai genitori non sia stata tolta la patria potestà, che avrebbe consentito di avere una vita dignitosa e di scampare a una morte atroce».

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