Rai, Campo Dall'Orto sfiduciato

Martedì 23 Maggio 2017
Rai, Campo Dall'Orto sfiduciato
«Il piano news? Faceva prima a chiamarlo Aggiungi un posto a tavola». Non convince la rivisitazione del piano Verdelli firmata dall'ad Antonio Campo Dall'Orto che proprio su questo punto dirimente ieri ha incassato la sfiducia del Consiglio di amministrazione Rai. Politicamente è un avviso di sfratto, un modo per dire che non ci sono più le condizioni per andare avanti.
Il Cda di viale Mazzini ieri è iniziato con una nota dolentissima: l'informativa del collegio sindacale sulla vicenda delle nomine finite nel mirino dell'Anac che molti in consiglio definiscono preoccupante. I revisori sono in sintonia con i dubbi sollevati da Anac e hanno fatto notare che le problematiche amministrative, e quindi direttamente riconducibili ai responsabili legali dell'azienda (i consiglieri di amministrazione) sussistono e che potrebbero portare a probabili danni all'azienda.
Paolo Messa, consigliere centrista, aveva messo tutto in conto e ieri non ha potuto far altro che dire «Io ve lo avevo detto». Messa a un certo punto ha abbandonato il consiglio nonostante l'ad Campo Dall'Orto abbia provato timidamente a fare il conciliatore: «Perché non resti?». Ma Messa ha declinato l'invito: «Grazie ma sono venute meno le condizioni di fiducia e sarebbe offensivo per me e per te se io restassi».
Questa è solo la prima scossa che prelude al terremoto che si è scatenato in seguito quando si è arrivati a parlare del piano dell'informazione, quello che prevede una nuova testata web diretta dalla giornalista Milena Gabanelli e la sinergia tra Rainews e i giornali regionali. La proposta complessiva però non ha convinto i consiglieri che hanno trasformato il voto sul piano news in una mozione di sfiducia.
Risultato disastroso per l'amministratore delegato su cui sono piombati cinque no secchi: quello di Monica Maggioni (lo scorso 26 aprile in Vigilanza la presidente faceva castelli di polvere pirica e dichiarava sommessamente: «Lo dicevo io tre anni fa che il piano informativo andava fatto subito»), quello dei consiglieri di amministrazione Franco Siddi, Rita Borioni, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Due gli astenuti: Marco Fortis, espressione del ministero del Tesoro, e Carlo Freccero. Solo Guelfo Guelfi che all'epoca aveva apprezzato il piano Verdelli ha votato a favore della proposta del dg.
Piano che però è sembrato leggero, o meglio senza una sostenibilità industriale che è poi il maggior limite osservato dal consaigliere Fortis.
«Non era un piano, era una vetrinetta. Ci aspettavamo di vedere il progetto di un'autostrada e invece ci è stata proposta una specie di bretella». Così' un deluso Franco Siddi che si riferisce alla completa mancanza di un piano operativo e sinergico. «Ci ha presentato un direttore e una nuova testata, ma non basta, serve capire come si organizza quel servizio: le radio e il servizio digitale come interagiranno? Ricordiamo che ci sono intere zone del nostro paese senza segnale!». Critiche sul merito, la politica non c'entra nulla. Questi i refrain polifonici che si affolleranno per tutto il pomeriggio.
Ma che la fiducia tra l'ad e il Cda Rai non abiti più in viale Mazzini lo dimostra l'irritazione montante dei consiglieri che si vedono costretti a sospendere la riunione in corso e a convocare una conferenza stampa «in via urgente» quando si vedono battere un'agenzia di stampa che riporta una dichiarazione di Campo Dall'Orto che dice così: «La bocciatura del piano, proprio sul tema del digitale che dovrebbe mettere tutti d'accordo, dimostra che le motivazioni dello stop sono tutte politiche e si rischia, con questa presa di posizione, che la Rai resti ferma e ostaggio della politica».
Ma la politica per non rimanere con il cerino in mano ha dato un altro segnale: l'approvazione dei piani di produzione dei canali. Tradotto: «I teleschermi non saranno spenti per colpa nostra».
E cosa ha fatto l'ad quando è arrivato il voto contrario? Ha preferito passare al punto successivo all'ordine del giorno e solo dopo ha annunciato un confronto con l'azionista, il Tesoro, che però ritiene di non dover intervenire in questa fase.
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