Pordenone non è più una città per disabili

Domenica 20 Novembre 2016
Il caso limite lo si trova a Sacile, dove a pochi metri da piazza del Popolo ci si imbatte in un esercizio commerciale che tratta articoli sanitari, quindi esempio di un'attività che dovrebbe garantire l'accesso soprattutto alle persone in difficoltà. All'ingresso, invece, c'è una tra le più anacronistiche barriere architettoniche della provincia: uno scalino alto più di venti centimetri che non metterebbe in difficoltà soltanto una persona costretta su una sedia a rotelle, ma anche chi per un motivo o per un altro (età, difficoltà nella deambulazione) fa fatica a sollevare una gamba. Come detto, però, quello sacilese è solo un caso limite. È la normalità, infatti, ad allarmare. E in provincia di Pordenone la mappa delle barriere architettoniche poste all'ingresso degli esercizi commerciali è costellata di punti da segnare in rosso. Ce ne sono ovunque, nei salotti buoni delle città così come negli spazi commerciali minori, a conferma di quanto sia mancata, negli anni, una cultura dell'aiuto nei confronti delle persone a ridotta mobilità.
L'ispezione inizia da Pordenone, dai due corsi principali della città. Nel 2007 l'Ascom provinciale fu premiata con il riconoscimento Associazione socialmente responsabile per aver garantito la posa in opera di molte pedane per l'accesso ai disabili in carrozzina a marciapiedi, bar e negozi. Cosa è rimasto oggi? Ben poco, e per accorgersene basta una passeggiata attenta in corso Vittorio Emanuele. Il cuore della città, se percorso su di una sedia a rotelle, è una corsa a ostacoli piena di frustrazioni. È vero, qualche negozio (ma la quota si ferma ad un terzo) ha un'entrata a raso o una pedana, ma nella maggior parte dei casi ecco il solito gradino a sbarrare la strada a chi non riesce ad alzare la carrozzina da solo. Anche qui ci sono situazioni limite, con negozi che presentano sì un ingresso a raso, salvo poi rovinare tutto con tre scalini in discesa subito dopo la porta principale. Assurdo. Va peggio in viale Marconi, via Oberdan, viale Grigoletti, dove le pedane praticamente scompaiono e il gradino (quando misura qualche centimetro è quasi una fortuna) è la regola. E chi non è accompagnato, non entra nel negozio. Con buona pace delle pari opportunità e dello shopping libero (solo per chi può camminare).
Tornando a Sacile, va un po' meglio in piazza del Popolo, dove gli ingressi a raso sfiorano la metà di quelli presentati dalle attività commerciali. Basta uscire dal salotto liventino, però, per tornare alla solita situazione, con negozi che presentano anche tre gradini di fronte all'ingresso. Stessa situazione a San Vito (nella piazza principale la situazione migliore, altrove non si vede nemmeno una pedana), Cordenons (oltre il 70% dei negozi non garantisce l'accesso alle persone disabili) e negli altri centri della provincia. Si salvano, nella maggior parte dei casi, supermercati e banche. Almeno, se ci si trova su di una sedia a rotelle, si può prelevare del denaro e spenderlo per acquistare da mangiare. Pura sopravvivenza insomma.
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