Popolari venete, slitta l'ok al piano di fusione

Venerdì 10 Febbraio 2017
Popolari venete, slitta l'ok al piano di fusione
Popolari venete, piano per la fusione al vaglio dei cda ma l'approvazione potrebbe slittare a marzo. Ora la palla passa alla Bce che avrà l'ultima parola sulla creazione della Banca delle Venezie che però dovrebbe essere celebrata in settembre. Prima però c'è da risolvere la questione della condivisione dei costi tra azionisti e obbligazionisti, il cosiddetto burden sharing. L'azionista quasi totalitario Atlante non vorrebbe farsi svalutare le sue partecipazioni in Popolare Vicenza e Veneto banca dopo aver investito in aumento di capitale 2,5 miliardi e quasi un miliardo a inizio del 2017 in conto prossimo aumento (che potrebbe essere intorno ai 3 miliardi). E c'è anche da definire esattamente il fabbisogno di capitale per supportare la fusione. Il dialogo con Bce e Unione Europea è aperto, e anche l'entrata dello Stato in minoranza non dovrebbe precludere una soluzione meno impattante per il fondo gestito da Quaestio, la sgr presieduta da Alessandro Penati, che aveva fissato il via libera al piano in febbraio.
Ieri il cda di Popolare Vicenza è durato circa quattro ora nelle quali si è analizzato il bilancio 2016 definendone i principi cardine. Nel primo semestre la perdita è stata di 795 milioni, a fine anno si potrebbe arrivare anche oltre il miliardo con svalutazioni sui crediti per altrettanto. L'approvazione del pre consuntivo dovrebbe avvenire il 21 febbraio. «Ho apprezzato molto la relazione del consigliere delegato Fabrizio Viola e come ha gestito il cda», il commento stringato del presidente Gianni Mion, notoriamente allergico ai consigli fiume fin dai tempi del gruppo Benetton: «Il bilancio non è ancora definito, abbiamo esaminato solo i principi cardine». Mion è abbottonato anche sul piano industriale: «Sono contento per come si sta profilando, il nostro obiettivo è costruire una grande banca per il Nordest che sappia dare servizi a 360 gradi per famiglie e imprese».
Secondo alcune fonti il piano avrebbe come primo obiettivo la riduzione della metà dei costi interni (sopra il 100% per Veneto banca, intorno al 90% per Vicenza). Un taglio deciso che passerebbe anche dalla riduzione del personale e dalla cessione di alcune partecipazioni (banche estere, Bim, quote di Arca). Con la cessione degli npl si arriverebbe all'utile già nel 2020.
In Popolare Vicenza poi si respira anche un cauto ottimismo sul successo dell'offerta di transazione lanciata il 9 gennaio scorso: 9 euro per azione più consistenti benefici commerciali per i soci dal 2007 e l'ipotesi di un futuro warrant. Le firme degli accordi continuano al ritmo di oltre un migliaio al giorno e c'è l'idea che si potrebbe toccare quota 80% degli aventi diritto entro il termine fissato per il 22 marzo. Si profilerebbe anche una soluzione positiva per la trattativa sulla gestione dei disagiati, i risparmiatori che si sono trovati più in difficoltà dopo il crollo delle azioni precipitate dai 62,5 euro e 10 centesimi. Per loro sono già stati messi a disposizione 30 milioni (altrettanti sono pronti in Veneto Banca). Un'intesa con le associazioni dei consumatori potrebbe essere vicina alla conclusione positiva. E stanno partendo in questi gironi anche le lettere per i circa 500 azionisti scavalcati. Per loro un rimborso di 30 euro per azione se firmano la conciliazione con la banca.
Oggi è la volta di Veneto Banca di riunire il vertice presieduto da Massimo Lanza con Cristiano Carrus Ad e Viola presidente del comitato strategico. Anche qui ci sarà da analizzare il bilancio (che potrebbe chiudersi con una perdita di un miliardo dopo i 259 milioni del primo semestre e decise svalutazioni) e il piano industriale da fusione.
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