Popolare Vicenza, scatta la proroga all'indagine

Mercoledì 8 Febbraio 2017
Popolare Vicenza, scatta la proroga all'indagine
VICENZA - L'inchiesta su Popolare Vicenza si chiuderà al massimo tra settembre e ottobre e presto potrebbero arrivare novità decisive. «La richiesta di proroga di sei mesi delle indagini è appena scattata - spiega il Procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri - e quindi i tempi finali di chiusura delle indagini sono a inizio autunno. Ma stiamo parlando di tempi tecnici, l'inchiesta potrebbe essere chiusa anche prima se non ci sono novità eclatanti». Dopo due anni dunque la Procura di Vicenza è in dirittura d'arrivo nell'indagine sul tracollo di Popolare Vicenza, banca che ha chiuso il 2015 con 1,4 miliardi di perdite e si appresta a definire domani un bilancio 2016 da profondo rosso. Ora si attende a breve un salto di qualità con possibili sequestri dei beni per i maggiori indagati. Ma su questo punto il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri è abbottonatissimo dopo le recenti fughe di notizie: «Non posso fare nessuna dichiarazione».
Il magistrato che coordina la maxi inchiesta dei sostituti procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi sulla Popolare di Vicenza - 9 indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, tra questi l'ex presidente Gianni Zonin e l'ex consigliere delegato Samuele Sorato - assicura i 118mila soci e imprese che si sono ritrovati con le azioni precipitate da 62,5 euro a 10 centesimi: «I reati sui quali stiamo indagando si allungano fino al 2014, noi ipotizziamo di chiudere le indagini al massimo dopo l'estate, tra settembre ed ottobre, per celebrare l'udienza preliminare entro la fine di quest'anno. Se il gip dà il via libera, il processo potrebbe celebrarsi entro maggio 2018. La prescrizione dunque per ora non mi sembra un problema, scatterebbe solo nel 2024». Tutto dipende però dalla mole delle denunce di un processo che si annuncia monstre con altri reati forse in campo come truffa, estorsione, falso in bilancio: «Le denunce hanno superato quota 3mila e arrivano da tutta Italia, anche da Catanzaro. I filoni principali rimangono aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza - ricorda Cappelleri -. In corso d'opera i capi di imputazione possono anche cambiare, ma ora ci stiamo concentrando su questi due filoni».
Cappelleri conferma che Vicenza ha assorbito anche i fascicoli aperti in altre Procure, l'unica che prosegue in maniera autonoma per estorsione è Prato: «Con loro c'è in piedi un coordinamento delle indagini. Non c'è interferenza tra le due inchieste», commenta il Procuratore, che precisa: «Nessun direttore di filiale di BpVi al momento è indagato». Ma l'inchiesta non si ferma certamente ai 9 già finiti iscritti sul registro degli indagati e alla Popolare di Vicenza, anch'essa sotto inchiesta (una differenza sostanziale con l'indagine di Roma che non ha messo nel mirino Veneto Banca). Potrebbero essere aggiunti altri nomi di peso. Mentre rientra l'allarme per la carenza d'organico. «In questi giorni dovrebbero essere applicati a Vicenza altri due magistrati e questo porterà sicuramente un beneficio anche all'inchiesta su BpVi: i sostituti procuratori Salvadori e Pipeschi saranno sgravati dal lavoro ordinario». Rimane il problema fondamentale di gestire un processo che vede oggi oltre 3mila soci che chiedono giustizia e altri ne potrebbero ancora arrivare: «La mia sensazione è che il flusso si sia rallentato», dice Cappelleri. Forse si aspetta il rinvio a giudizio e l'avvio del processo? «Credo che questa mossa possa essere poco favorevole per chi si muove tardi, ci sono casi di sentenze penali che hanno rigettato le richieste di parte civile perché non avevano neppure quantificato il danno - spiega Cappelleri -. I soci di Popolare Vicenza che ritengono di essere stati danneggiati è meglio che presentino denuncia subito e si facciano tutelare, oppure scelgano la strada del civile. Il processo penale è uno strumento complicatissimo e difficile da gestire, pensi quando si è davanti a 3mila, 5mila, 10mila denunce e altrettanti accertamenti specifici. Noi abbiamo un furgoncino sul quale dobbiamo trasportare tonnellate e tonnellate che non starebbero nemmeno su una nave». Ma gli indagati hanno collaborato? «La collaborazione al momento è stata estremamente limitata, solo l'ex consigliere Roberto Zuccato ha risposto alle nostre contestazioni». Sette scene mute e un assente silente: l'ex dominus Gianni Zonin. Che fino a oggi si è espresso solo attraverso la causa alla sua ex banca depositata a Venezia. Ma questo è un altro processo. «Se Zonin avesse avuto voglia di fare dichiarazioni si sarebbe già palesato», dichiara Cappelleri che sulla sua richiesta di trasferimento a Venezia dà un'assicurazione: «Primo, nessuno dice che il Csm l'accolga, e in ogni caso le posizioni personali sono di infima importanza in questo contesto. In ogni caso un mio trasferimento non sarebbe anteriore alla fine dell'indagine e sarei sicuramente sostituito in maniera efficace».
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