«Ora dicano dov'è nascosto il corpo»

Venerdì 23 Giugno 2017
PADOVA - La sentenza è stata commentata e analizzata da tutte le persone coinvolte, avvocati difensori, legali della parte civili e parenti della vittima. Per Paolo Noventa, fratello di Isabella, non era una questione di vendetta: «Non mi interessava, cambia poco se stanno in galera trent'anni o per sempre. Noi però vogliamo il corpo di Isabella, ci dicano dove l'hanno nascosto, ce lo facciano recuperare e noi rinunciamo a qualsiasi indennizzo, anzi siamo pronti ad appoggiare anche le richieste di un eventuale sconto di pena. Spero - ha terminato - che questi trent'anni, o quanti ne dovranno fare in carcere, servano a far loro riflettere sul male fatto e suoi modi per rimediare in parte. Uno su tutti, dovrebbero raccontare tutta la verità. In questa dolorosa vicenda abbiamo perso tutti: noi Isabella e loro la libertà».
Piero Gasperini, l'ex marito di Isabella non è stato soddisfatto della sentenza. «I due fratelli Sorgato meritavano l'ergastolo e se fosse per me anche la pena di morte. Hanno ucciso una persona stupenda. Ho vissuto e tutti i famigliari di Isabella hanno vissuto un anno e mezzo terribile. Cacco alla lettura della sentenza mi ha guardato, come per sfidarmi. Intanto se ne deve stare quasi 17 anni in carcere e i suoi complici trent'anni». L'avvocato di Gasparini, Ernesto De Toni, ha analizzato la condanna inflitta ai tre imputati dal Gup Tecla Cesaro. «Di fatto il giudice con la sua sentenza ha confermato che a uccidere Isabella sono stati i due fratelli Sorgato e Manuela Cacco, a cui però sono state riconosciute le attenuanti per la sua collaborazione con gli inquirenti. L'impianto accusatorio del pubblico ministero ha retto alla perfezione e noi delle parti civili non avevamo dubbi. Ora si dovrà attendere la motivazione della sentenza - ha proseguito De Toni - per capire come mai il giudice non ha inflitto l'ergastolo ai fratelli Sorgato. Tuttavia il rito abbreviato prevede per legge la pena scontata di un terzo». Non hanno lasciato dichiarazioni gli avvocati difensori di Debora Sorgato, mentre i legali di Freddy, Giuseppe Pavan e Massimo Malipiero, sono stati sintetici. Terminata la lettura della sentenza, sono rimasti alcuni minuti in aula, poi hanno abbandonato in fretta e furia il tribunale. Pavan: «È stato un passaggio importante adesso aspettiamo le motivazioni». Malipiero: «È il primo passaggio per l'appello». Abbastanza soddisfatto si è invece dimostrato l'avvocato Alessandro Menegazzo di Dolo, difensore della tabaccaia veneziana Manuela Cacco. «Credo che il reato contestato alla mia assistita, anche alla luce della sentenza, andrebbe riqualificato in favoreggiamento. La sua collaborazione con gli inquirenti è stata fondamentale. Alla fine della sentenza Manuela non mi ha detto nulla. Mi ha solo chiesto quando andrò a trovarla. Penso - ha ripreso Menegazzo - che andrò in carcere la prossima settimana e insieme decideremo la linea difensiva da seguire».
M.A.
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