Non vuole abortire uccisa dall'ex ragazzo

Venerdì 24 Marzo 2017
L'ha uccisa barbaramente perché non voleva abortire. L'ha portata in un boschetto dove sono solite appartarsi le coppiette e l'ha strangolata per poi finirla sfondandole il cranio con una pietra.
Irina Bacal, 20enne moldava da qualche anno residente a Conegliano, sperava che l'ex fidanzato, con il quale aveva rotto soli pochi mesi fa, fosse felice di quella gravidanza, tenuta nascosta a tutti nonostante fosse giunta ormai al sesto mese. Ma lui, Mihail Savciuc, studente 19enne di Godega di Sant'Urbano, già alle prese con una nuova relazione, non voleva saperne. Si era anzi infuriato quando Irina, disposta fino a qualche mese prima ad abortire, aveva cambiato idea. Era pura andata in Moldavia per interrompere la gravidanza, ma poi se n'era pentita. E così domenica sera è passato a prenderla in macchina e l'ha portata a Formeniga di Vittorio Veneto, fra i vigneti del Prosecco, e lì ha posto fine al sogno dell'ex compagna di diventare mamma, uccidendola e nascondendo poi il cadavere martoriato sotto a un tappeto di rovi e foglie secche.
Prima di nascondere il corpo, le ha strappato dal collo una catenina e le ha sfilato dal dito un piccolo anello. Con quei preziosi, semplici gioielli da bigiotteria, lunedì pomeriggio ha raggiunto un Compro Oro di Conegliano e se n'è disfatto per poche decine di euro, che poi si è giocato ai videopoker. È stato proprio questo a tradirlo. La madre di Irina, non avendo più notizie della figlia, ha fornito agli investigatori precisi dettagli su come fosse vestita e sui pendagli che era solita portare. «È stato l'intuito degli agenti del Commissariato - ha spiegato il dirigente della squadra mobile di Treviso Claudio di Paola -, a permettere di rintracciare subito il negozio al quale si era rivolto il 19enne, il cui titolare aveva regolarmente registrato le generalità del ragazzo». «L'ho strangolata io» ha ammesso il 19enne, anch'egli di origini moldave, agli agenti del Commissariato di Conegliano. L'hanno messo sotto torchio per tutta la giornata fino a farlo crollare. È stato lo stesso Mihail ad indicare il luogo in cui aveva nascosto il cadavere di Irina, ritrovato mercoledì notte accanto a un affluente del Monticano, dietro a un folta siepe di rovi, in via Manzana. «Il corpo era martoriato» hanno spiegato gli investigatori della squadra mobile, intervenuti assieme ai colleghi del Commissariato e al sostituto procuratore Giovanna De Donà a Formeniga.
Irina era arrivata in Italia nel 2012 e viveva in un appartamento di Conegliano assieme ad alcune coinquiline, mentre la madre risiede in qualità di badante nell'abitazione della persona che assiste. Mihail, studente al quarto anno dell'Ipsia Pittoni di Conegliano, era in Italia da circa 7 anni. La relazione tra i due giovani, durata un anno, si era interrotta lo scorso settembre. Ma quando la 20enne aveva scoperto di essere incinta, aveva ricontattato Mihail chiedendogli di assumersi le sue responsabilità. Lui non aveva alcuna intenzione di riconoscere la paternità di quel bambino e le aveva chiesto più volte di sbarazzarsene. In principio l'aveva quasi convinta, ma poi lei ci aveva ripensato. Lei non aveva fiutato alcun pericolo quando si sono incontrati domenica sera. È salita sull'auto dell'ex fidanzato come in altre mille occasioni. Ma arrivati a Formeniga hanno cominciato a litigare. Mihail ha perso la testa, e l'ha colpita con una pietra, l'ha strangolata e poi si è accanito ancora sul suo cadavere, rendendola praticamente irriconoscibile.
Mercoledì mattina i poliziotti hanno intercettato Mihail a Conegliano. Lo hanno interrogato per tutto il giorno, ma lui, nonostante i gravi indizi di colpevolezza già raccolti nei suoi confronti, non cedeva di un millimetro. La sua testimonianza però non stava in piedi, si è contraddetto più volte e infine ha vuotato il sacco davanti al pubblico ministero. Ha quindi indicato il luogo esatto in cui aveva nascosto il corpo.
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