Nella rete dei controlli Usa anche Mohammed Ali Jr.

Domenica 26 Febbraio 2017
Nella rete dei controlli Usa anche Mohammed Ali Jr.
Cittadino americano, fedina penale a posto e figlio di un mito della boxe. Ma di nome fa Mohammed Ali Jr. Il figlio del campione di pugilato. Nulla da fare: quel nome così fondamentalista è una sorta di scarlet letter per il 44enne nato a Filadelfia che tornava con la madre da un viaggio in Giamaica. Era il 7 febbraio, ma solo ora la notizia è esplosa sull'onda della campagna anti-musulmana ingaggiata dalla Casa Bianca. Mohammed Ali Jr. è stato bloccato e fermato per due ore dall'Immigration Service al suo arrivo all'aeroporto di Fort Lauderdale in Florida. Uno scandalo, secondo il suo avvocato, che dimostra come nonostante la bocciatura da parte dei tribunali del bando contro i musulmani voluto da Trump, esso viene zelantemente applicato da molti funzionari.
L'episodio è l'ennesimo nel mosaico di eventi che stanno creando imbarazzo a livello internazionale in un'America sempre più spaccata e con la Casa Bianca ormai oggetto di quotidiane critiche se non veri e propri pesanti sarcasmi. Non si è ancora spenta l'eco della clamorosa gaffe presidenziale sull'inesistente attentato terroristico in Svezia, che ieri, dopo le improvvide parole di Trump su «Parigi che non è più Parigi» e i pericoli di attentati nella capitale francese, il presidente Francois Hollande ha detto pubblicamente che potrebbe mandare un biglietto omaggio per EuroDisney al 1600 di Pennsylvania Avenue, «così capirà cos'è la Francia». Un invito al vetriolo.
E altro vetriolo è stato versato, sempre a Parigi, da un stella del cinema premiata con il Cesar alla carriera, George Clooney. L'attore (acompagnato dalla moglie) ricevendo il premio (il più importante riconoscimento francese per il cinema) ha parlato con toni taglienti dell'attuale inquilino della Casa Bianca e delle sue politiche: «Le azioni di questo presidente hanno causato allarme e sgomento tra i nostri alleati e dato un notevole vantaggio ai nostri nemici» esattamente il contrario cioè di quanto lo stesso Trump promise all'America in campagna elettorale.
Ma il presidente, mentre nel suo partito aumenta il disagio, va avanti e per misurare la sua forza politica davanti a una platea di elettori conservatori ha blandito i repubblicani con un discorso proiettato nel domani e spiegando che la coalizione che ha permesso di conquistare la Casa Bianca dopo i due mandati di Obama è il futuro stesso del Gop, in particolare la classe lavoratrice bianca, la «forgotten America», l'America negletta, che la sua avversaria Hillary Clinton aveva sbeffeggiato.
Ma che più di un cortocircuito si sia verificato tra i palazzi del nuovo potere a Washington è testimoniato anche dalla presa di posizione del generale Herbert McMaster, consigliere per la Sicurezza Nazionale appena nominato da Trump, che ha voluto prendere le distanze dalla visione ideologica di chi lo ha preceduto, Michael Flynn liquidato nel giro di pochi giorni, uno dei pupilli del presidente.
Un altro futuro, è visto invece da un'altra apprezzata star del cinema americano Jodie Foster, che alla vigilia della cerimonia degli Oscar, mai così politicizzata come quest'anno, ha organizzato una protesta contro Trump: «Questo è un anno molto diverso da quelli passati. È arrivato il momento di scendere in campo e lottare», la notte degli Oscar si annuncia infiammata.
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