Nel 2015, un anno dopo l'inizio della guerra contro l'Isis in Iraq e in Siria, le

Domenica 23 Luglio 2017
Nel 2015, un anno dopo l'inizio della guerra contro l'Isis in Iraq e in Siria, le
Nel 2015, un anno dopo l'inizio della guerra contro l'Isis in Iraq e in Siria, le Nazioni Unite calcolavano che fra le file del Califfato combattessero almeno 20 mila stranieri, 4 mila dei quali di provenienza europea. Oggi, grazie a informazioni raccolte sul campo dall'intelligence americana, l'Interpol ha messo insieme una lista di almeno 173 terroristi che sarebbero stati addestrati per tornare in Europa ed eseguirvi sanguinosi attentati suicidi. La notizia in realtà non è nuova. Quel che è nuovo, è che l'Interpol ha precisato che lo scopo di questa brigata terroristica sarebbe di vendicare la sconfitta del Califfato se come ci si aspetta anche la città siriana di Rakka sarà liberata, dopo la liberazione di Mosul in Iraq.
L'organizzazione anticrimine mondiale ha anche chiesto a tutti i Paesi membri di collaborare ad arricchire la banca dati con ogni informazione che sia possibile raggranellare localmente. Lo sforzo del nostro continente per evitare che questi lupi solitari portino la morte nelle nostre città è gigantesco, ma può essere facilitato se l'intelligence «collaborerà, in modo che ogni membro di questa brigata suicida sia immediatamente riconoscibile».
L'elenco dei militanti presentato dall'Interpol è stato messo insieme con documenti e materiale raccolti dagli americani nei due anni di guerra in Iraq e in Siria. I soggetti sarebbero stati «addestrati a costruire e piazzare ordigni esplosivi improvvisati in modo da provocare gravi conseguenze, con morti e feriti». Ognuno viene identificato con il suo nome, la data in cui è stato reclutato dal Califfato, il nome della madre, fotografie e indirizzi delle moschee che ha frequentato. L'Interpol chiede ai servizi di aggiungere tutto quello che si può trovare del passato di questi sospetti, ad esempio possibili precedenti penali, la loro attività sui social network, eventuali viaggi e così via. Allo stato attuale non c'è alcuna indicazione che questi individui stiano effettivamente tentando di entrare in Europa. In Italia sono stati compiuti accertamenti sin dalla fine di maggio e finora i reparti dell'antiterrorismo, incluso il Ros dei Carabinieri e il Gico della Guardia di Finanza, non hanno rilevato anomalie. Ed è anche possibile che questa brigata kamikaze non si diriga al nord, ma vada verso il sud.
Molti esperti pensano che se perderanno Rakka, le truppe del califfato cercheranno un'altra capitale e la cercheranno spostandosi verso il sud della Siria. Il sogno degli estremisti jihadisti di creare un Califfato in tutto il Medio Oriente è comunque stato sconfitto. Il generale Tony Thomas, che guida le operazioni speciali delle forze armate Usa, ha detto in un'intervista che la coalizione ha ucciso almeno 60-70 mila combattenti e che l'Isis in Ira e in Siria è «praticamente smantellato».
Impossibile dire in che tempi e con quale intensità i 173 aspiranti kamikaze potrebbero colpire e, soprattutto, se i più pericolosi sono solo quelli individuati dalla lista. In totale tra l'Iraq e la Siria ci sarebbero almeno 20mila foreign fighters, 4mila dei quali provenienti dall'Europa. La galassia è ampia e molti possono essere i lupi solitari. Ma molto anche dipende dalle sorti della guerra, dalle indicazioni e dalla forza del redivivo al Baghdadi. Dato ripetutamente per morto, secondo fonti irachene il Califfo nero è invece vivo e si nasconde a Raqqa, roccaforte dell'Isis nel nord della Siria sotto assedio da parte delle forze curdo-siriane sostenute dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Dove siano in questo momento quei 173 soggetti non è dato sapere: forse nelle lande residue del Califfato tra Iraq e Siria, forse non lontano dalle nostre frontiere anche se scrive il Guardian online non c'è nulla che indichi che sono già qui. L'Europa, comunque, suda freddo.
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