Mosca flirta con gli euroscettici «Patti con tutti i partiti italiani»

Lunedì 27 Marzo 2017
«Siamo pronti a firmare accordi con tutti i partiti italiani». Sergey Zheleznyak, stretto collaboratore di Vladimir Putin e vicepresidente della Duma, non ne fa mistero. Come non è più un segreto ciò che ha sostenuto ieri l'altro il direttore dell'Fbi James Comey davanti alla Commissione intelligence della Camera. Ovvero che la Russia vorrebbe vedere sollevate le sanzioni imposte in seguito alla crisi ucraina e che Mosca «vorrebbe vedere altre Brexit».
VALORI - Un'affermazione che alimenta la preoccupazione delle principali cancellerie europee e che ha da tempo allertato anche i nostri servizi di intelligence. Anche perchè a novembre dello scorso anno fu il parlamento europeo a votare una risoluzione - contrari Lega e M5S - nella quale si accusa il Cremlino di usare «think tank, tv multilingua, pseudo-agenzie di stampa e social media per sfidare i valori democratici e dividere l'Europa».
Non è un mistero che a Mosca da tempo è in corso un vero e proprio via vai di leader di partiti populisti ed euroscettici, non solo italiani. Ultima tre giorni fa Marine Le Pen che - a poche settimane dalle presidenziali francesi - a sorpresa è stata ricevuta al Cremlino da Vladimir Putin. Non tanto onore è stato invece riservato a Matteo Salvini che ai primi di marzo ha avuto a Mosca un faccia a faccia con Zheleznyak e firmato con il vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali di Russia Unita, un accordo il cui testo non è noto se non per il riassunto fatto dallo stesso leader leghista: «Lotta all'immigrazione clandestina e pacificazione della Libia, lotta al terrorismo islamico e - si legge sul profilo Facebook di Salvini - fine delle sanzioni contro la Russia, che sono costate all'Italia 5 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro persi».
Dei nove milioni di euro prestati da Mosca alla Le Pen non c'è traccia, ma molti degli argomenti e delle promesse fatte da Salvini ai russi si ritrovano nelle tesi del M5S. Un anno prima di Salvini a Mosca sono volati Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista per ribadire il no dei pentastellati alle sanzioni, ma per i grillini non si tratta dell'unico incontro avuto con Zheleznyak. Il racconto del viaggio di un anno fa i due grillini lo hanno fatto alla testata online filorussa Sputniknews che, insieme a Russia Today è considerato uno dei canali dove si esercita la propaganda russa in Europa. Sempre su Sputniknews si è esercitato Di Maio in un'intervista rilasciata dopo la risoluzione del parlamento Ue contro Mosca. «Non l'abbiamo votata - sostiene il vice presidente della Camera - perché paragonare la Russia a Daesh è veramente una cosa che dal punto di vista dei segnali internazionali mi sembra alquanto ostile». Grande spazio ai grillini anche su Russia Today, con dichiarazioni e interviste che rimbalzano sul web e sulle piattaforme vicine ai Cinquestelle.
Ma se i recenti incontri, ufficiali e non, di Salvini a Mosca hanno agitato i sonni dei quadri dirigenti del Carroccio - da Maroni a Giorgetti - i parlamentari M5S lasciano a Grillo e Casaleggio il compito di appassionarsi alle tesi di Zheleznyak sul web e ai problemi della sovranità digitale. Oltre alla passione per «l'uomo forte», i grillini condiscono la loro politica estera di anti-europeismo e anti-atlantismo. Ovvero referendum sull'euro e messa in discussione - con tanto di proposta di legge presentata - dell'appartenenza dell'Italia alla Nato.
PREGI - Proprio ieri è partito l'obiettivoesteri tour dell'aspirante ministro degli esteri grillino Manlio Di Stefano. Dodici tappe - si legge sul suo sito - dove «parleremo di Sovranità e indipendenza, Ripudio alla guerra, NATO, Risoluzione dei conflitti in Medio Oriente, di Russia e USA, di Immigrazione e di tanto altro». Siciliano, 36 anni, Di Stefano ha il pregio di conoscere bene inglese e spagnolo, mastica di politica estera meglio del collega Di Maio, e ha il vantaggio di essere stato il primo grillino ospite, quasi due anni fa, al congresso di Russia Unita, partito di Putin e Medvedev.
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