Morti i figli del professore eroe

Lunedì 23 Gennaio 2017
Morti i figli del professore eroe
C'è il mistero dei due autisti, la storia del professore eroe che ha salvato i suoi studenti ma perso i suoi due figli, ci sono le indagini con lo scetticismo da parte degli investigatori sulla testimonianza del camionista sloveno che avrebbe visto del fumo uscire dal motore del bus ed una ruota che non girava bene. E poi, c'è il ritorno a casa, a Budapest, dei sopravvissuti, accompagnati dai loro famigliari, e partiti ieri da Verona, chi in aereo, chi con la Croce Rossa ungherese, assistiti dal Consolato di Milano.
Sono tante le storie, molte di vero eroismo, che escono dalle lamiere bruciate di quel pullman su cui viaggiavano gli studenti del liceo classico Sninyei Merse Pal di Budapest e finito sabato notte contro un pilone dell'autostrada A4, a Verona Est, prendendo subito fuoco: qui sono morte 16 persone, 14 ragazzi dai 14 ai 18 anni e due adulti. Altre sei persone rimangono ricoverate nei due ospedali cittadini di Borgo Trento e Borgo Roma, dei quali due adulti maschi in gravissime condizioni.
Anche ieri, all'hotel Ibis di Verona Sud messo a disposizione dalla Prefettura di Verona per accogliere chi era rimasto illeso, la dozzina tra ragazzi e professori che avevano riportato ferite lievi o che avevano respirato il fumo dell'incendio del bus assistiti all'ospedale di San Bonifacio e dimessi già ieri mattina, ma anche i loro parenti arrivato dall'Ungheria, è giunto il console magiaro a Milano, Judith Timaffy, per assisterli nel rientro in patria: «I ragazzi che sono già stati sentiti sulla vicenda dalla Polizia Stradale e dagli inquirenti, e che sono in condizioni di viaggiare, hanno ottenuto il permesso di ritornare in Ungheria. Partiranno stamattina, chi in auto con i genitori, chi in aereo e chi se ferito con una delle ambulanze messe a disposizione dalla Croce Rossa ungherese - ha detto ieri mattina il console -. Ringrazio le autorità veronesi per quanto fatto in questi terribili giorni».
Da Budapest sono arrivati anche alcuni psicologi, che assieme a un collega dell'azienda ospedaliera di Verona e a due psicologhe della Polizia hanno assistito i sopravvissuti.
Verso casa è partito ieri anche uno degli eroi di questa tragedia: il professore Gyorgy Vigh che ha messo in salvo diversi studenti rientrando nel pullman in fiamme, tanto da riportare gravi ustioni alla schiena, Non è riuscito, però, a trovare i suoi due figli: Laura e Balazs deceduti nell'incendio.
Rimangono ricoverati negli ospedali veronesi sei feriti di quella tremenda notte: a Borgo Trento due coniugi al centro ustioni, un uomo con una frattura al polso e due persone non identificate, una con gravi ustioni e l'altra con trauma cranico. A Borgo Roma, invece, un uomo, pare un docente, con trauma cranico.
«Io - dice un ragazzo mentre sta salendo in auto con i genitori per tornare a casa - mi sono salvato perché il mio amico è stato pronto a rompere il vetro con il martelletto, siamo usciti ed è scoppiato l'inferno». È l'altro eroe di questa storia: lo studente trovato carbonizzato con ancora in mano il martelletto per rompere i vetri: ha fatto uscire tanti suoi amici, poi, soffocato dal fumo, è caduto tra le fiamme. «Mi ha chiamato al cellulare mio figlio gridando: Papà qui è un inferno è successo un disastro vieni a prendermi - racconta un altro genitore mentre stinge a sé il figlio -. Siamo distrutti, segnati per la vita. Ci conoscevamo tutti, eravamo tutti amici, studenti, genitori e professori. Non so come faremo. Dimenticare sarà impossibile».
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