«Mi tirano per la giacchetta? Eh lo so, vedremo». Sono quasi le otto di

Mercoledì 26 Luglio 2017
«Mi tirano per la giacchetta? Eh lo so, vedremo». Sono quasi le otto di sera quando Giuliano Pisapia fa il suo ingresso a Montecitorio proveniente da Milano, accolto da Ciro Ferrara infaticabile tessitore e mediatore pisapiesco che dice: «Ma come si fa a contestargli l'abbraccio con la Boschi? Quella era tutta gente che aveva votato Giuliano, mica poteva mettersi a litigare».
La scorsa settimana Pisapia scese a Roma perché si doveva formare la cabina di regia, adesso torna nella Capitale per la stessa cosa, oggi nuovi incontri con Roberto Speranza e altri, ma nel frattempo c'è stato quell'abbraccio con Maria Elena che ha fatto riemergere le contraddizioni. Spiega Ferrara: «Gli altri, i D'Alema, i Bersani, avranno pure le truppe, ma senza Giuliano dove vanno? Se vogliono dar vita all'ennesima esperienza fallimentare del partitino di sinistra a sinistra del Pd, si accomodino, noi vogliamo dar vita a un nuovo centrosinistra, non a un mero cartello elettorale che si scioglie il giorno dopo le elezioni».
L'ex sindaco rimane conteso e la sua giacca continua a essere strattonata. La campana da parte Mdp è diversa assai: «I nostri non capiscono questo cinguettare con il Pd renziano, siamo appena usciti da quel partito, Renzi non lo vogliono neanche sentire nominare». E Pierluigi Bersani, da Palermo dove è andato per mettere su una lista anti-Pd in vista delle regionali, va giù sparato: «Con il Pd è possibile il dialogo solo se cambia radicalmente i suoi programmi, altrimenti vadano dove li porta il cuore, a destra».
Margini ce ne sono pochini, sembra di capire, al punto che già girano voci di un possibile disimpegno di Pisapia, nel senso che lui andrebbe avanti nel suo progetto, ma distante e distinto da quello dell'accoppiata D'Alema-Bersani. «L'abbraccio che stritola Pisapia», ha titolato l'Huffington a proposito delle effusioni con la Boschi alla festa dell'Unità di Milano. L'ex sindaco viene dato sul punto di gettare la spugna, e si prospetta finanche un piano B che vedrebbe in Bersani il possibile, e sussurrato, successore. A meno che la prospettiva sinistra sinistra non arrivi al punto di incoronare un Tomaso Montanari, ben visto da D'Alema, e che proprio ieri si è lanciato in un ennesimo vade retro Pisapia: «Una sinistra unica a sinistra del Pd è possibile, ma paradossalmente l'ostacolo non viene dal basso, ma dall'alto, e penso a Pisapia, che ha ancora l'idea di fare un'alleanza con il Pd». Una «battuta di arresto», a fronte di una atteggiamento «ambiguo» di Giuliano Pisapia, cercano di cucire fonti di Mdp, ma «noi andiamo avanti sul progetto nato il 1 luglio. Il percorso per la costruzione di un soggetto ampio, plurale, partecipato, di centrosinistra, alla sinistra del Pd, va avanti. Noi non torniamo indietro. L'agenda è chiara, nettamente alternativa alle politiche messe in campo dal Pd di Renzi».
Nel Pd dove, intanto, c'è maretta tra alcuni deputati orlandiani e prodiani per le parole giudicate freddine di Ettore Rosato sulla legge elettorale. «Rimane una priorità», incalzano i critici. «A settembre riprendremo il faticoso lavoro, ma bisogna mettere insieme le grandi forze politiche», replica Rosato.
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