«Mi ricorderei una persona così»

Domenica 18 Giugno 2017
Ci sono anche riprese video a provare l'avvenuto pagamento delle mazzette contestate dal pm Stefano Ancilotto ad alcuni degli indagati nell'inchiesta sulle contestazioni fiscali che sarebbero state aggiustate grazie all'intervento di dirigenti dell'Agenzia delle entrate di Venezia, due ufficiali della Guardia di Finanza, un giudice tributario e due commercialisti, in cambio di somme di denaro, costosi regali e altre utilità.
I filmati, uno dei quali ripreso dalla telecamera di un bar, fanno parte integrante dei numerosi atti raccolti dalle Fiamme gialle nel corso di due anni di indagine, concretizzatasi venerdì con l'arresto di 16 persone, 14 delle quali in carcere e 2 ai domiciliari. Nel corso del blitz, gli investigatori hanno sequestrato migliaia di documenti, tra cui figurano anche atti relativi a società sottoposte a verifica fiscale. Le operazioni di analisi inizieranno la prossima settimana.
I sedici arrestati avranno la possibilità di fornire la propria versione nel corso degli interrogatori di garanzia che si svolgeranno a partire da lunedì, per rogatoria, nelle diverse carceri italiane nelle quali sono stati rinchiusi. Qualcuno degli indagati avrebbe già anticipato l'intenzione di parlare con la Procura, segno di una probabile volontà di collaborare. L'avvocato Fabio Crea, che tutela il colonnello della Finanza Vincenzo Corrado, ha lamentato la violazione dei diritti della difesa in quanto il suo assistito è stato spedito troppo lontano, a Genova, con conseguenti difficoltà di comunicazione con il legale.
«Un vero e proprio sistema criminoso - scrive il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza nell'ordinanza di custodia cautelare - in grado di asservire molteplici funzioni pubbliche agli interessi di privati oggetto di controllo, ricompensare i titolari di pubblici poteri, fornendo loro ogni possibile utilità, al fine di ottenere non tanto singoli favori, ma un asservimento totale e permanente della funzione rappresentata».
Secondo il gip, il carcere è necessario per rompere il meccanismo corruttivo, funzionante anche dopo il trasferimento dei protagonisti (Elio Borrelli fu spostato da Venezia a Pesaro) o il loro pensionamento (come nel caso dell'ex direttore dell'Agenzia provinciale delle entrate, Massimo Esposito), grazie alla presenza di «loro uomini all'interno degli uffici, in un sistema che si replica e riproduce indefinitamente».
Erano gli stessi pubblici ufficiali a cercare imprenditori sottoposti a verifica fiscale da avvicinare: il giudice, oltre agli episodi finiti sotto accusa, ne cita un ulteriore, risalente all'ottobre del 2016, quando Corrado contattò la commercialista trevigiana Tiziana Mesirca (anche lei finita in carcere venerdì), chiedendole di «tentare un abboccamento con l'imprenditore Carlo Caramel», legale rappresentante della Canevel spumanti spa di Valdobbiadene per sondarne la disponibilità. Non risulta che tale proposta abbia avuto seguito.
Non meno grave viene indicata la responsabilità degli imprenditori, Paolo Maria Baggio, Aldo Bison, Giuseppe Milone, Albino Zatachetto, Pietro Schneider e Paolo Tagnin, i quali «hanno dimostrato di agire perseguendo sistematicamente il fine illecito di ottenimento con ogni mezzo consistenti abbattimenti d'imposta... la corruzione è considerato quasi un normale onere aziendale», scrive il gip.
Nella richiesta di misura cautelare, il pm Ancilotto evidenzia anche tentativi di inquinamento probatorio: è il caso di un colloquio nel quale il colonnello Corrado consigliava a Baggio e Tagnin, delle ditta di logistica e trasporti Baggio di Marghera, di «fare una pulizia accurata all'interno della sede della Axios per mettere a posto la contabilità, facendo sparire scritti o documenti compromettenti». E ancora il colloquio nel quale Corrado rassicurava la dottoressa Mesirca «di aver cancellato ogni dato dalla sua posta elettronica istituzionale della Guardia di finanza», esortandola a fare lo stesso. Su Baggio e Tagnin, la Procura scrive che «hanno ingenti risorse economiche occultate all'estero», sottolineando che il primo dei due, dallo scorso febbraio, ha preso residenza in Svizzera.
L'Agenzia delle entrate del Veneto ha comunicato di aver sospeso i due dipendenti coinvolti nell'inchiesta e ancora in servizio (Borrelli e Christian David) annunciando «misure sanzionatorie e risarcitorie al fine di tutelare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori che operano onestamente e scrupolosamente, nonché al fine di garantire l'immagine dell'Agenzia delle entrate e l'indispensabile rapporto di fiducia che i contribuenti devono avere con essa».
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