Merkel vince ma cala Estrema destra boom

Lunedì 25 Settembre 2017
IL CASO
BERLINO La Repubblica Federale come l'abbiamo conosciuta negli ultimi trent'anni da ieri non esiste più. Almeno sotto il profilo politico. Il partito xenofobo Alternative fuer Deutschland irrompe in Parlamento con quasi 90 seggi. E la slavina che mette in moto frana sui due pilastri della Bundesrepublik dai tempi di Adenauer: la Cdu-Csu di Angela Merkel cala di quasi 8 punti e mezzo e scende al 32,8 per cento, mentre i socialdemocratici (Spd) soffrono il peggior risultato della loro storia: 20,8 per cento, contro il già modesto 25,7 per cento di quattro anni fa. Insieme, totalizzano poco più del 53 per cento dell'elettorato. Quasi un tedesco su due ha voltato loro le spalle.
LA TENSIONE
Il primo assaggio di un clima surriscaldato si è avuto poche ore dopo il voto. Centinaia di dimostranti hanno assediato ieri sera l'edificio dove gli xenofobi festeggiavano il successo, ad Alexanderplatz. Sono volate pietre, la polizia è arrivata in forze per contenere la situazione.
Quella che è stata definita la campagna elettorale più noiosa della storia si traduce in una novità assoluta (e non è una bella novità): la Germania fa un rischioso passo avanti verso l'ingovernabilità. Perché delle due sole coalizioni possibili nel prossimo Bundestag, una cade pochi minuti dopo la chiusura delle urne: «Gli elettori hanno bocciato la Grande Coalizione uscente; noi socialdemocratici andiamo decisi all'opposizione, nella Spd non c'è nessuno che voglia di nuovo le larghe intese», annuncia secco il capogruppo parlamentare socialdemocratico, Thomas Oppermann. Resta un'unica combinazione in grado di raggiungere i 353 seggi necessari per governare: la coalizione Giamaica, tra Cdu, verdi e liberali, tornati trionfalmente in Parlamento con oltre il 10 per cento. Il prossimo Bundestag, a causa di una legge elettorale bizantina, avrà ben 705 deputati.
GLI SGUARDI
Basta guardare il volto e gli occhi di Angela Merkel, inutilmente festeggiata da una claque di giovani militanti organizzata dal partito. Sale sul podio del quartier generale della Cdu, un palazzo-transatlantico in vetro, cemento e acciaio che troneggia quasi al centro di Berlino, ferita ma composta, sotto gli occhi di migliaia di giornalisti. «Ci aspettavamo un altro risultato - dice - ma restiamo la prima forza politica, perciò abbiamo un chiaro mandato per formare il governo».
L'INIZIO
Un primo assaggio di ciò che farà una eventuale Angela IV (governa ininterrottamente dal 2005, con varie formule) arriva subito: «Analizzeremo il successo di AfD con attenzione e riconquisteremo i loro elettori con la buona politica. Bisogna fare di più contro l'immigrazione illegale e contro il crimine».
Già. E' la stessa cancelliera che nel 2015 ha detto: abbiamo la forza di accogliere tutti i profughi. E proprio questo tema, cavalcato dagli xenofobi, per i sondaggi è stato il più sentito in campagna elettorale. Grazie ad esso, la AfD ha scippato oltre un milione di elettori alla Cdu, 470 mila alla Spd e 400 mila all'estrema sinistra.
L'ATMOSFERA
Era sconcertante l'atmosfera di Berlino, ieri sera. Si può riassumere così: tutti in fuga dal governo di Angela. Martin Schulz, candidato dai socialdemocratici in fretta e con azzardo, incassa la sconfitta annunciata e ribadisce, alla tavola rotonda tv con la Merkel e gli altri leader, la Elephantenrunde: «La Spd ha sempre dimostrato responsabilità. Saremo fedeli alla coalizione uscente finché è in carica, poi andremo all'opposizione». Il giovane leader dei liberali, Christian Lindner, uno dei vincitori del giorno, gli rinfaccia: «Lei parla di responsabilità, poi si rifugia all'opposizione e dice che un governo-Giamaica sarebbe zoppo. Helmut Schmidt si sarebbe vergognato. Quanto a noi liberali, siamo responsabili ma non siamo condannati a governare. Se sui contenuti non ci sarà una svolta, non lasceremo soltanto agli altri il diritto di stare all'opposizione».
Da più parti e anche dalla stessa Merkel arrivano appelli ai socialdemocratici affinché cambino idea. Ma è improbabile. La Spd, incatenatasi in anni recenti in due grandi coalizioni, (dal 2005 al 2009 e dal 2013 a oggi), da 12 anni non riesce a trovare un altro Schroeder che la riporti alla cancelleria. Se cedesse alla Merkel tornando al governo, lascerebbe agli xenofobi il ruolo di prima forza dell'opposizione. Quella che ha diritto di parlare in Aula subito dopo il governo. La cancelliera, abituata a consumare alleati e avversari cooptandoli al governo e appropriandosi dei loro temi, vede il suo metodo franare. Perché questo Bundestag, per la prima volta da quasi 60 anni, vede ben sette partiti. Oltre ai socialdemocratici, ai liberali, ai Verdi (9,1 per cento, in lieve crescita), all'estrema sinistra (Linke, 9%), alla AfD antieuro e xenofoba, c'è, accanto alla Cdu di Merkel, anche l'Unione crstiano sociale bavarese (Csu), il partito regionale che fu di Franz-Josef Strauss.
LA BAVIERA
La Csu presenta candidati soltanto in Baviera (dove ieri ha subito un colpo, dal 48 al 38,5 per cento). La Cdu invece si presenta su tutto il resto del territorio federale, tranne che in Baviera. Un patto di desistenza, che funziona da più di mezzo secolo. Da tempo però la Csu rende la vita difficile a Merkel, accusata di aver svenduto i valori conservatori sull'immigrazione e sul matrimonio gay.
La cancelliera versione Giamaica, dunque, dovrebbe mettere d'accordo gli ultraconservatori Csu, gli ecologisti, che su immigrazione e diritti civili la pensano all'opposto, e i liberali, che con Lindner ieri hanno messo in chiaro: «Vogliamo una legge sull'immigrazione sul modello canadese e niente regali finanziari all'Europa, o non entriamo al governo».
L'IMBATTIBILITÀ
Senza contare che Angela Merkel vede dissolversi la sua aura di imbattibilità e dovrà fare i conti anche con la sua Cdu. Ieri sul palco di questa scomoda vittoria che somiglia a una sconfitta, vicino a lei c'era tutto lo staff Cdu, ministri compresi. Non si è visto Wolfgang Schaeuble, potente ministro delle Finanze. Il politico che i tedeschi ammirano più della cancelliera.
Alessandro Di Lellis
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci