Marco Gervasoni
Ai tempi di Bill Clinton era diffusa la battuta «è

Martedì 26 Settembre 2017
Marco Gervasoni
Ai tempi di Bill Clinton era diffusa la battuta «è l'economia, stupido!». Cioè: vinceva il politico meglio capace di rendere prospero il paese. Dopo le elezioni tedesche questa regola va rivista, o almeno ne va introdotta un'altra: «è l'immigrazione, stupido!». Le consultazioni degli ultimi tempi, dalla Nuova Zelanda alla Norvegia fino appunto alla Germania indicano nell'immigrazione l'orizzonte politico del nostro tempo, uno specchio in cui si riflettono la percezione delle difficoltà economiche, la paura del declino, demografico ma anche culturale e religioso, la sempre più scarsa fiducia nei confronti dei governi. Chi dimostra di voler affrontare con fermezza e realismo il fenomeno viene premiato dagli elettori (come la FDP). Al contrario di chi sottovaluta il problema, o adotta soluzioni ispirate solo alla generosità e a un atteggiamento da «cuore senza testa», come scrive Paul Collier, uno dei massimi studiosi dell'emigrazione. Sarebbe limitativo definire «senza testa» il «noi possiamo farcela» di Merkel sui migranti e sui rifugiati, improntato anche a un disegno realistico, favorevole al rinvigorimento dell'economia tedesca; solo che l'hanno solo in parte capito gli elettori, a cominciare da quelli del suo partito. Questo non ha impedito alla Cancelliera di (ri)vincere le elezioni, ma uscendo indubbiamente ridimensionata.
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