«Ma ora basta con l'uomo solo al comando»

Lunedì 1 Maggio 2017
Archiviata l'idea di porre fine alla legislatura prima del tempo, la road map del riconfermato segretario del Pd arriva sino alla primavera prossima e ciò piace ai suoi due oppositori interni. Orlando ed Emiliano hanno sempre considerata «inopportuna» la voglia di rivincita elettorale dell'ex premier. Tempi lunghi, per il carattere dell'ex presidente del Consiglio il quale ha dovuto comunque prendere atto che il Parlamento non ha nessuna intenzione di varare una legge elettorale seria e soprattutto nei tempi sollecitati di recente anche dal Capo dello Stato.
D'altra parte a palazzo Chigi c'è un uomo come Paolo Gentiloni che dà a Renzi sufficienti garanzie di continuità. Inoltre al governo c'è anche Orlando che, come ministro della Giustizia, ha più di una riforma da portare a compimento. E al governo c'è anche Maurizio Martina, che ha fatto con Renzi la corsa alla segreteria.
Il tema del partito, della legge elettorale e delle alleanze sono gli argomenti sui quali Renzi dovrà ora misurarsi con la minoranza interna di Orlando ed Emiliano. I due sfidanti- che ieri sera hanno chiamato Renzi per congratularsi - hanno contestato i tempi brevi del congresso e sottolineato più volte che «è finita la stagione dell'uomo solo al comando». Su questa critica - che ha investito il giglio magico - nei mesi scorsi si sono ritrovati anche renziani della prima ora come Matteo Richetti che però ieri era al Nazareno nelle vesti di portavoce del segretario e delle primarie. «Niente zaini e nienti gufi. Il Pd deve allargare e diventare inclusivo», sostiene Richetti mentre arrivano i primi dati.
Sicuro del Renzi-cambiato è anche Dario Franceschini, ministro e sostenitore dell'ex premier: «Renzi dimostrerà la sua forza inclusiva e dobbiamo tutti ringraziare Emiliano ed Orlando per la battaglia importante e civile che hanno fatto». Più scettico Gianni Cuperlo, sostenitore di Orlando: «Spero che ci sia un atteggiamento diverso» rispetto agli scorsi da parte del segretario anche se «lo zainetto con i gufi non mi pare un buon auspicio».
Per testare il grado di capacità inclusiva del neo-segretario occorrerà attendere la composizione della segreteria che probabilmente non verrà ufficializzata domenica prossima in occasione dell'assemblea nazionale. Orlando ed Emiliano hanno ottenuto percentuali inferiori alle attese e, seppur in maniera diversa, durante la campagna elettorale hanno più volte sottolineato che comunque sarebbe andata sarebbero rimasti nel Pd. «Lo farò impazzire», ha promesso il governatore della Puglia. «Noi saremo sempre leali ma non obbedienti», afferma Francesco Boccia sostenitore di Emiliano. Due minoranze, quella di Orlando ed Emiliano, profondamente diverse ma che per il segretario del Pd potrebbero diventare una risorsa.
Dopo mesi di elaborazione del lutto, Renzi sembra essersi convinto che la sconfitta del referendum del 4 dicembre è figlia anche della delegittimazione e della successiva scarsa presenza del partito sul territorio.
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