Lo sfogo del procuratore: «Bastava uno spazzaneve»

Sabato 21 Gennaio 2017
PESCARA - «Sarebbe bastato uno spazzaneve a turbina arrivato in tempo per salvare molte vite. Non dico che sia colpa di qualcuno, non è possibile allo stato affermarlo. Non ci sono indagati e non ci saranno per ora, ma il dato è questo: nel momento di massimo bisogno la turbina non c'era». Nel giorno della gioia per i primi salvataggi ha l'effetto di un pugno nello stomaco l'affermazione del procuratore di Pescara Cristina Tedeschini. L'arco di tempo che va dalle 17,30 alle 19,30 di mercoledì scorso sarà vivisezionato dai pm pescaresi, intenzionati a smontare e ricostruire pezzo dopo pezzo la storia maledetta del resort alle pendici del Gran Sasso. A partire dalle prime carte acquisite dai carabinieri di Pescara e dai neo colleghi della Forestale: il piano neve della Provincia e i tabulati telefonici delle utenze considerate calde, come il cellulare di Giampiero Parete, il primo sopravvissuto, del suo collega Quintino Marcella che ne ha raccolto il disperato grido di aiuto, i centralini di 112, 118, centrale operativa della Protezione civile e anche le utenze della Prefettura che hanno avuto contatti con lo scampato alla valanga e il suo amico. Un capitolo sul quale le versioni dei protagonisti divergono in molti punti.
Poi il lavoro della Procura punterà sulla madre di tutti i problemi, le autorizzazioni concesse nell'arco di 50 anni per la costruzione e i successivi ampliamenti dell'albergo in una zona che molti pareri tecnici definiscono ad alto rischio di valanghe.
Dalla scheda del piano neve relativa alla zona Penne-Farindola salta fuori la prima sorpresa. Per i 22 micidiali chilometri a monte di Penne, dal bivio di Cupoli, dove la colonna dei soccorsi mercoledì notte si è arenata per ore, fino a Rigopiano, il mezzo messo a disposizione della ditta privata convenzionata con la Provincia di Pescara è un «trattore agricolo con vomere e spargisale, potenza 127 Hp». Un veicolo nato per arare i campi, meno potente di un suv e attrezzato alla bisogna con una pala anteriore per liberare uno dei comprensori più nevosi del territorio, che oltre all'hotel dei vip ospita una comunità di 1551 persone in gran parte anziane e le aziende che producono il celebre pecorino di Farindola, l'oro di queste montagne. Non è l'unica falla che affiora nel dispositivo del soccorso. È Stefano Di Domizio, segretario provinciale della Cgil funzione pubblica di Pescara, a denunciare che nei giorni della tragedia lo spazzaneve a turbina in dotazione alla Provincia era guasto. Circostanza confermata dall'amministrazione, con la precisazione che proprio questo dato ha suggerito la richiesta di un mezzo dell'Anas fin dalla mattina di mercoledì. Ci si interroga poi sulle dotazioni dell'albergo, che ha la responsabilità sul tratto di strada privata di circa duecento metri dal piazzale del parcheggio all'innesto con la provinciale.
P.M.
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