Le grida, uno sparo, due interminabili secondi di assordante silenzio e poi un altro

Venerdì 18 Agosto 2017
Le grida, uno sparo, due interminabili secondi di assordante silenzio e poi un altro
Le grida, uno sparo, due interminabili secondi di assordante silenzio e poi un altro colpo di pistola a chiudere un'agghiacciante sequenza. Pochi attimi, più che sufficienti a stravolgere l'esistenza di una piccola comunità come Dogaletto di Mira, minuscolo centro abitato della Riviera del Brenta. Un omicidio-suicidio in strada, alle 9 del mattino, sotto gli occhi dell'intero vicinato, in cui il killer, l'uomo che ha premuto il grilletto, è un poliziotto, un marito e un padre di famiglia. Luigi Nocco, 53 anni, ispettore capo della questura di Marghera, ha freddato la moglie, Sabrina Panzonato, 52 anni, infermiera al reparto di Neurologia all'ospedale All'Angelo di Mestre, con un colpo alla nuca prima di puntarsi la pistola alla tempia.
Pare che il rapporto tra i due fosse in crisi, avviato verso un'inevitabile separazione. Ieri mattina, la lite è cominciata in casa. Nocco ha preso un coltello e, con quello, ha ferito la moglie alle spalle, all'altezza del torace. Una ferita profonda, ma non letale. Sabrina, in preda al panico, è uscita urlando. Le sue grida di terrore non sono bastate a fermare l'ispettore. La donna, rincorsa dal marito, nella fuga è inciampata e caduta, attraversando così la strada e finendo davanti al cancello di fronte all'ingresso della propria abitazione. Lì, mentre era a terra, davanti agli sguardi attoniti dei vicini, Nocco ha puntato verso il basso la sua Beretta d'ordinanza. Un'esplosione secca, una pallottola alla nuca, e Sabrina non si è più rialzata. Poi l'uomo ha girato il polso ed alzato il braccio, la canna rivolta alla sua tempia. Un secondo sparo che non gli ha lasciato scampo.
«Ho sentito le sue urla racconta ancora visibilmente agitata una vicina ma pensavo fosse stata morsa dal loro cane. Mi sono affacciata in strada e ho visto il marito che la rincorreva. Poi lei fuggendo è inciampata e lui le ha sparato. Poi si è ucciso». «Mai visto così tanto sangue, una cosa terribile - aggiunge l'uomo che ha chiamato il 113, Ugolino Marin, ex poliziotto in pensione ed ex collega a Marghera dello stesso Nocco - Una scena del genere non mi era mai capitata».
Una famiglia, in apparenza, come tante. Erano appena tornati dalle vacanze in Croazia e in quell'angolo di mondo che è via Trieste, laterale senza uscite di via Bastie, la strada principale della frazione rivierasca, nessuno aveva mai sospettato nulla. «Erano persone tranquille, sembravano la classica famiglia felice. - dicono i residenti - mai sentito un litigio, mai assistito a qualche uscita fuori dalle righe».
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Fabrizio Celenza, sono affidate alla squadra mobile. Inchiesta per amor di verità e per ricostruire nei dettagli la dinamica, visto che non c'è più un colpevole da condannare. Resta da capire, però, se quella dell'ispettore sia stata un'azione premeditata o un lampo di imprevedibile follia. Ci sono effettivamente alcuni dettagli che andranno approfonditi: per esempio il fatto che i figli di 17 e 15 anni in questi giorni fossero al mare con i nonni, ma soprattutto la questione della pistola. Secondo alcuni colleghi, infatti, Nocco non era un amante delle armi. In oltre 20 anni di carriera nessuno l'aveva mai visto impugnarne una, pare che quella Beretta d'ordinanza non avesse mai lasciato il suo ufficio. Mercoledì sera, invece, l'aveva portata a casa. Se avesse già pensato a tutto, starà alla squadra mobile stabilirlo. Intanto, oggi il pm darà l'incarico al medico legale, Antonello Cirnelli, per l'autopsia. Poi le salme potranno tornare ai famigliari per i funerali. Il sindaco di Mira, Marco Dori, ha proclamato il lutto cittadino con le bandiere del municipio a mezz'asta. «Tutta la città deve abbracciare chi oggi resta e chi da oggi non c'è più commenta il primo cittadino - Viviamo tempi difficili, ogni giorno veniamo messi alla prova». Il primo punto che dovranno affrontare i servizi sociali del Comune, a questo punto, sarà il destino dei due figli della coppia, entrambi minori e in attesa di un affido, probabilmente ai nonni o a qualche altro famigliare.
A Mira, la tragedia di ieri è un drammatico déjà vu. Poco più di un anno fa, il 16 aprile 2016, un episodio fotocopia si verificò in via Frassidone, nella frazione di Borbiago. Gianfranco Pavan, pensionato di 73 anni, gravemente malato, uccise con un colpo di pistola la compagna, Emilia Casarin prima di rivolgere l'arma verso se stesso. L'anziano morì dopo due mesi di coma.
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