La Turchia libera Del Grande «Una violenza istituzionale»

Martedì 25 Aprile 2017
BOLOGNA - Alle 10.30, sulla pista dell'aeroporto di Bologna, è finito ieri l'incubo di Gabriele Del Grande, rilasciato dopo due settimane di detenzione in Turchia. Il regista e blogger lucchese era stato arrestato ed era detenuto in Turchia dove era andato per raccogliere materiale su un progetto sui profughi siriani rifugiati nel sud-est del paese. Arrivato con un volo di linea della Turkish Airlines, è stato accolto dal ministro degli esteri Angelino Alfano e ha potuto riabbracciare la compagna Alexandra e i familiari: stanco, provato dalla situazione, dimagrito a causa dello sciopero della fame, ma in buona salute.
«Sto bene - ha detto appena sceso dall'aereo - il problema è stata la detenzione, la privazione della libertà personale. Non ho subito alcun tipo di violenza. Sono stato vittima di una violenza istituzionale. Quello che mi è successo è illegale, un giornalista privato della libertà mentre sta svolgendo un lavoro in un paese amico».
Del Grande ha ricevuto anche la telefonata del premier Gentiloni, che poco prima aveva chiamato anche il padre, Massimo, per un saluto e per rallegrarsi di una liberazione frutto, secondo il presidente del consiglio, «dell'impegno svolto con discrezione e determinazione dalla nostra diplomazia».
La vicenda che ha portato al suo arresto rimane, tuttavia, anche per lui, con più punti di domanda che certezze, a cominciare dal fatto se gli agenti in borghese che l'hanno arrestato fossero militari o poliziotti. Del Grande è stato informato della grande mobilitazione che c'è stata in Italia per la sua vicenda. Ma ha invitato a tenere alta l'attenzione per gli altri detenuti e ha rivolto «un saluto a tutti i giornalisti che sono ancora in carcere in condizioni peggiori della mia in Turchia e in tutto il mondo».

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