LA CRISI delle banche

Sabato 29 Aprile 2017
Ricostruire, e farlo insieme e in tempi celeri. L'imperativo rilanciato dai vertici di Veneto Banca e Popolare di Vincenza è rimbalzato tra le assemblee dei due istituti. «Mi auguro arrivi al più presto rispondeva Massimo Lanza, presidente del gruppo trevigiano, a chi chiedeva previsioni per la risposta dell'Europa sulla ricapitalizzazione con intervento statale -, anche perché abbiamo voglia di iniziare a ricostruire questa banca. Quella è la parte bella». E se sull'ok di Bruxelles non si possono fare previsioni, il numero uno di Veneto Banca ha assicurato rapidità per il fondo da 30 milioni stanziato per gli azionisti in situazione di grave disagio: «A giorni definiremo e renderemo noti i criteri per accedervi». La fusione tra Montebelluna e Vicenza («È la prima del piano industriale», ha ribadito l'amministratore delegato di Veneto Banca, Cristiano Carrus) e l'intervento statale sono di fatto inevitabili: «Perché serve una grossa iniezione di capitale e nessun socio privato ha manifestato interesse ad entrare».
Da dove iniziare la ricostruzione? Il manager, pur di fronte a numeri di bilancio «altamente negativi» (parole sue), ha evidenziato alcuni punti fermi. Primo: «Abbiamo versato come stabilito gli indennizzi a chi ha aderito all'offerta di transazione (248,5 milioni di euro complessivi, ndr). Tutti i soldi sono ancora nei conti correnti, non c'è stata la fuga a portarli via. È un segnale di speranza». Allo stesso modo, anche il 94% degli aderenti di BpVi non ha ritirato la somma e chiuso il conto. Secondo segnale: «La raccolta è calata del 18%, i crediti del 13%, ma abbiamo perso solo il 5% di clienti. Da qui possiamo ripartire»: Qualità del credito (i deteriorati rappresentano il 38,7%), profittabilità dei ricavi per dipendente e patrimonializzazione, sono «le tante debolezze» (ancora parole di Carrus) da risolvere. «Stiamo facendo pulizia di un ventennio ha precisato e questo non si fa in un anno». Proprio la vendita delle sofferenze («Non è in programma quella degli incagli») è uno dei dossier sul tavolo dei due cda. Gli istituti hanno costituito Flaminia, una società per l'autocartolarizzazione degli Npl, senza, almeno per ora, cederli a terzi. Ma la loro progressiva dismissione è richiesta da tutte le autorità di vigilanza. «Quando l'ho presa in mano due anni fa, ogni mattina quando si aprivano le filiali, questa banca registrava 2,7 miliardi di euro di sconfinamenti ha rimarcato Carrus -. Oggi sono diventati 300 milioni. Perché come il cliente ha diritto ad avere credito, la banca, per tutti i suoi soci, ha diritto che il credito sia rimborsato e rimborsabile».
E prosegue anche la razionalizzazione delle partecipazioni: proprio ieri Veneto Banca ha comunicato di aver ceduto il suo 25,5% di Banca Consulia, a Capital Shuttle. L'operazione frutterà 13,5 milioni di euro.
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