L'Ue spinge le Popolari a un passo dal baratro

Giovedì 25 Maggio 2017
Banche venete con le spalle al muro. L'Antitrust europeo non ha dato margini di trattativa: per il via libera al salvataggio pubblico anche i privati devono fare la loro parte investendo un altro miliardo in Veneto Banca e Popolare Vicenza.
La lunga riunione ieri a Bruxelles tra i funzionari della Dg Comp, rappresentanti del ministero del Tesoro, il consigliere delegato di Popolare Vicenza Fabrizio Viola e l'Ad di Veneto Banca Cristiano Carrus si è chiusa dopo oltre cinque ore con una fumata nera. Gli uomini della commissaria Vestager non accettano deroghe: servono altre risorse evidentemente c'è l'idea - sbagliata - che si è di fronte a due banche locali e non invece a due istituti di respiro e dimensione nazionale, non si è capito che un loro eventuale fallimento porterebbe a un terremoto nell'intero sistema bancario italiano, esposto per 14 miliardi verso le venete.
Ieri nessuno si aspettava risposte definitive da un confronto che era stato annunciato come tecnico e interlocutorio, ma in Popolare di Vicenza e in Veneto Banca il clima al termine dell'incontro era comunque di forte delusione. La Commissione Competition dopo il via libera a Mps, ormai prossimo, non ha fatto passi indietro sulle Popolari.
Oggi è in programma un nuovo appuntamento, a Roma, con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e i vertici dei due istituti compresi i presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza.
Che il clima a Bruxelles non fosse dei migliori lo si è percepito nel primo pomeriggio. Arrivando all'appuntamento con la Dg Comp insieme a Carrus, Fabrizio Viola, ha dribblato i cronisti rispondendo con un vago «non lo so» a chi gli chiedeva se fosse ottimista sull'incontro. Martedì il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan aveva eluso le domande con un «non commento».
La trattativa verte su più fronti, dallo schema di fusione dei due istituti agli esuberi, dai modi con cui raggiungere i 6,4 miliardi di ricapitalizzazione chiesti dalla Bce a quelli per smaltire i 9,6 miliardi di sofferenze lorde. Al momento, però, l'inciampo più grosso è rappresentato dal contributo di circa un miliardo di euro che l'Unione europea vorrebbe veder arrivare ancora dai privati (già intervenuti con Atlante), per alleggerire l'intervento pubblico legato alla ricapitalizzazione precauzionale. Difficile che queste risorse possano arrivare da imprenditori, le cordate dei volenterosi nel passato (vedi Alitalia) sono sempre state un insuccesso. Più facile pensare di bussare alla Cassa Depositi e Prestiti vincolando il finanziamento a warrant o ad altri strumenti obbligazionari che possano portare a un rendimento nel medio lungo periodo, una volta uscito lo Stato dalla futura banca del Triveneto. Tra le strade possibili per trovare nuovi capitali in Popolare Vicenza e Veneto Banca, una passerebbe anche per il braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi, Fitd.
Ma questi sono scenari ipotetici, oggi c'è da affrontare una crisi che si sta allungando da troppo. I tempi per il rilancio sono stretti, strettissimi. Ma Bruxelles va invece avanti con i piedi di piombo. E rischia di impiombare il salvataggio. E di portare al bail in le banche venete.
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