L'immagine di unità nasconde crepe profonde. Gli attentati di Barcellona e

Martedì 22 Agosto 2017
L'immagine di unità nasconde crepe profonde. Gli attentati di Barcellona e Cambrils hanno reso urgente la necessità di coesione in Spagna. I partiti hanno serrato le fila, ma non colmano il solco profondo fra Madrid e Barcellona, fra il governo centrale e la Catalogna, che aspira a diventare una nazione. E potrebbero segnare un prima e un dopo, una frattura insanabile, nella causa indipendentista. La forza di Barcellona è la sua gente, ha ripetuto ieri la sindaco Ada Colau, nel fare appello a partecipare alla mobilitazione nazionale di sabato nella città ferita a morte: Saremo molti, moltissimi alla manifestazione, che al grido di non ho paura!, vuole simbolizzare l'unità, assicura. Ma è rissa su chi dovrà andare in testa al corteo. Se ci sarà il re, noi non ci saremo, Felipe non è benvenuto, ha avvertito la Cup, la candidatura anticapitalista e repubblicana, che con 10 seggi appoggia il governo indipendentista catalano del presidente Carles Puidgemont.
Già all'indomani degli attacchi, la foto del re Felipe, del premier Rajoy, Puidgemont e della Colau, con la forza simbolica di compattezza istituzionale nel momento del cordoglio, era stata contestata come strumentale dai settori più radicali dell'indipendentismo. E, mentre Puidgemont poneva in valore la collaborazione delle istituzioni dello Stato, avvertiva anche che gli attacchi non alterano la road map secessionista, con il referendum unilaterale previsto per il 1º ottobre. Separazione di fatto, unità solo a parole, come rilevano molti editoriali, se perfino le vittime oriunde degli attacchi sono state divise dal conseller agli interni del governo catalano, Joquin Forn, in tre catalane e tre spagnole.
In un momento cruciale delle relazioni fra Madrid e Barcellona, più logorate che mai, gli attentati hanno costretto a una tregua, ma non alla fine delle ostilità.

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