ISTANBUL - Sono 38 i morti dell'ultimo terrificante attentato avvenuto sabato sera

Lunedì 12 Dicembre 2016
ISTANBUL - Sono 38 i morti dell'ultimo terrificante attentato avvenuto sabato sera nel centro di Istanbul, rivendicato ieri dal gruppo terroristico Tak, i falchi del Kurdistan, una frangia urbana del Pkk, la milizia separatista in guerriglia con l'esercito turco nell'area est del Paese da quasi un anno. Tredici sono invece i sospetti arrestati nell'ambito dell'indagine aperta da un pool di sei magistrati. L'eplosione è avvenuta dinanzi l'Arena Vodafone, una megastruttura calcistica, appena inaugurata, che ospita i derby della squadra del Besiktas, a circa un ora mezza dalla fine del derby. Trenta vittime sono tutti agenti delle squadre antisommossa, obiettivi dell'attentato, a bordo dei bus che si stavano muovendo dall'area dello stadio, posto in centro città e in una arteria di grande traffico lungo il Bosforo; 7 sono civili tra cui anche un giovane studente di 21 anni Berkay Akbas, un membro dello staff del negozio del Besiktas, ubicato dentro la struttura e un agente del servizio d'ordine privato del Besiktas. Uno dei 7 civili rimane ancora non identificato e si tratta, probabilmente, del kamikaze che ha provocato la seconda grossa esplosione dopo l'autobomba contro il bus di agenti antisommossa. L'uomo si è fatto poi esplodere nei pressi del parco di Macka che sovrasta lo stadio e che poco prima era stato utilizzato da migliaia di tifosi per tornare a piedi dopo aver lasciato l'arena. Le immagini di una telecamera privata di una autovettura di passaggio mostra l'uomo, inseguito dagli agenti, che fugge verso il parco da dove poi si sente il secondo grande boato.170 sono invece i feriti soccorsi in due ospedali cittadini, 14 dei quali versano in gravi condizioni in terapia intensiva. Loro dovrebbero sapere che non li lasceremo impuniti ha detto il presidente della Repubblica, Recep Tayp Erdogan, ai giornalisti all'uscita dalla sua visita ai feriti in ospedale. Il mio popolo non ha dubbi sul fatto che noi porteremo avanti questa lotta contro il terrore fino alla fine. Noi abbiamo indossato le nostri vesti di sepoltura quando abbiamo intrapreso questa strada. Guerra fino alla fine, dalla retorica di Erdogan che non lascia spazi a compromessi in una lotta che dura ormai da 40 anni. La causa del separatismo curdo che da lungo tempo insanguina le strade della città turche non solo nell'est, si intreccia oggi anche con il ben piu' complicato scenario internazionale della guerra in Siria e l'operazione militare scudo d'Eufrate che la Turchia ha iniziato in agosto per proteggere i suoi confini della area dell'Eufrate dall'Isis. Ma le due sponde d'Eufrate sono continuamente contese anche dall'esercito curdo siriano Ypg e vi sono stati diversi scontri con l'esercito turco nelle passate settimane, sebbene entrambi facciano parte della coalizione internazionale contro l'Isis. La Turchia ha sempre accusato pubblicamente l'Ypg di essere contiguo ai curdi turchi della variegata galassia terroristica con supporti logistici e di armamenti in Turchia. Hanno chiesto cosi esplicitamente alla Coalizione internazionale l'estromissione dell'Ypg considerato dalla Turchia anch'esso un gruppo terroristico. Negli ultimi mesi inoltre la magistratura ha attuato una forte azione di repressione nell'area curda dell'est del Paese accusando di legami con i gruppi terroristici anche sindaci e autorità locali. Il leader moderato del partito dei curdi, Selattin Demirtas si trova in carcere insieme ad altri funzionari del partito con l'accusa di mancata testimonianza.
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