In testa il liberal con il 23,9% La nazionalista al 21,7%

Lunedì 24 Aprile 2017
In testa il liberal con il 23,9% La nazionalista al 21,7%
Emmanuel Macron o Marine Le Pen, il 39enne ex banchiere, portavoce di un movimento nato un anno fa, o la leader dell'estrema destra fino ad oggi tenuta a distanza dalle istituzioni: uno dei due sarà il successore di François Hollande all'Eliseo. Al termine della campagna elettorale più incerta e tesa, stravolta dal terrorismo e dagli scandali finanziari, il primo turno delle presidenziali invia al ballottaggio di domenica 7 maggio il liberal di En marche! e la nazionalista del Front National, rispettivamente con il 23,9 e il 21,7 per cento secondo le proiezioni. Boccia invece i candidati dei partiti tradizionali, piccona i pilastri della Quinta Repubblica, il gollista François Fillon è escluso dal ballottaggio con circa il 20 per cento dei voti, il socialista Benoit Hamon scompare quasi al 6 per cento, entrambi inaugurarono una stagione di rifondazioni a destra e a sinistra. Risultato invece straordinario per il tribuno della gauche radicale Jean-Luc Mélenchon. Certo la straordinaria cavalcata delle ultime settimane lo aveva portato credere a una ancor più straordinaria qualificazione al secondo turno, ma ottiene un risultato simile a quello dell'ex premier Fillon e peserà nell'inevitabile, futura, ricomposizione della gauche. I francesi hanno smentito i sondaggi che fino a qualche giorno fa paventavano un'astensione record: la partecipazione è stata vicina all'80 per cento, due punti in meno del 2012, ma sette punti in più rispetto al 2002, quando fu Le Pen, padre, Jean-Marie, a qualificarsi a sorpresa al ballottaggio con Jacques Chirac. Allora fu l'astensione a spiegare lo choc. Dopo l'opera di sdoganamento condotta con zelo dalla figlia, vedere il suo volto comparire alle 20 e un secondo di ieri accanto a quello di Macron su tutti gli schermi tv non ha provocato una vera sorpresa. Si apre ora un duello inedito, due settimane di campagna in cui una Francia politica lacerata in quattro poli, dovrà ritrovare un equilibrio nuovo per l'Eliseo. Ieri hanno cominciato a piovere gli appelli a votare Macron il primo è stato Hamon seguito da Fillon - ma il Fronte Repubblicano anti-estrema destra non è più la diga che funzionò al tempo di Jacques Chirac. Mélenchon, per esempio, ha rifiutato di dare una consegna di voto. Ieri Marine le Pen è arrivata col fiatone sulla tribuna allestita in una sala ironia della sorte intitolata a François Mitterrand - a Henin Beaumont, comune del nord, roccaforte del Fronte Nazionale. Le Pen ha dato subito i toni di quella che sarà la battaglia contro Macron, «erede di François Hollande», portavoce «del denaro», rappresentante «del sistema». Ha salutato un «risultato storico», rivolto un appello ai «francesi patrioti» e invitato gli elettori a scegliere «la vera alternanza». Si è rivolta subito là dove può sperare di trovare voti, nel campo della destra delusa da François Fillon, e per la prima volta esclusa dal ballottaggio per l'Eliseo. Ma François Fillon non ha esitato. In un discorso livido, il candidato dei Républicains ha ammesso subito la sconfitta, ha invitato a fermare l'estrema destra e ha dichiarato che voterà, «senza gioia» per Emmanuel Macron. «L'estremismo non può portare che sciagura e divisione alla Francia» ha detto Fillon. Emmanuel Macron è intervenuto per ultimo, in una sala hangar immensa alla fiera di Versailles. E' salito sul palco con la moglie Brigitte. Il 7 maggio potrebbe essere il più giovane presidente della Repubblica Francese. In un discorso interrotto da applausi e ovazioni, Macron è riuscito a non citare nemmeno una volta il nome di Marine Le Pen. La parola d'ordine è ora quella che gli è più congeniale: «rassembler», unire. Ha elencato i nomi di nove dei suoi dieci avversari al primo turno. Li ha ringraziati tutti, perché tutti, nella sua idea potranno stare dalla sua parte, dalla destra alla sinistra. Marine le Pen è la sua migliore nemica. Macron ha promesso di diventare «il presidente dei patrioti contro i nazionalisti». Si è rivolto prima ai suoi sostenitori, quelli che hanno creduto quando non erano in molti a mettersi En marche con lui. Ma li ha anche salutati: «Adesso, ha detto devo andare oltre, unire tutti i francesi». Macron sa che la vittoria, facile sulla carta, bisognerà conquistarla dopo una battaglia che sarà dura: «Non vi chiedo di votare contro qualcuno ha detto ma per la speranza, per costruire una maggioranza di governo, di cambiamento, di nuovi volti e talenti». I primi sondaggi lo incorano già presidente: 62 per cento contro il 38 a Le Pen. La campagna per il secondo turno si svolgerà sempre in un clima di massima allerta terrorismo. Il voto di ieri è stato sorvegliato da 57 mila tra gendarmi, poliziotti e militari. Nessun incidente, e tavolini dei caffè gremiti a Parigi, sotto un bel sole primaverile.
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