Il lupo solitario timido e feroce

Martedì 22 Agosto 2017
Younes Abouyaaqoub, dopo l'esplosione di Alcanar in cui era morto, l'imam, l'uomo che gli aveva riempito la testa e l'anima di idee malate, ha lasciato il gruppo ed è diventato un lupo solitario. Mentre gli altri si muovevamo insieme per l'attentato di Cambrils, Younes agiva da solo sulla Rambla.
Nelle ultime foto, quelle in cui fugge nei corridoi della Boqueria, dopo avere ferocemente mirato, travolto e ucciso con un furgone tredici persone, anche bambini, sembra un ragazzo normale. Cammina con calma, con la freddezza di un criminale esperto, eppure ha solo 22 anni e non ha precedenti penali. Mentre tutto attorno a lui la gente scappa, urla, c'è il panico, lui si muove deciso. Capelli corti, polo a righe orizzontali, jeans scuri stretti in fondo come vuole la moda e sneakers: un ragazzo come tanti, forse non sono visibili neppure le sue origini marocchine.
Younes Abauyaaquoub, quello che per tutti era il timido del gruppo di Ripoll, appassionato di motociclette e pallone, dopo avere camminato per un'ora e mezza, nei pressi di Universidad, continua ad uccidere. Avvicina Pau Perez, 34 anni, che aveva deciso di parcheggiare lì l'auto perché è una delle poche zone in cui non vi sono le strisce blu a pagamento, e lo accoltella. Younes, secondo i nonni di Mirt, in Marocco, intervistati dall'inviato di El Pais, era bravo nessuno gli aveva riempito la testa di idee folli e fondamentaliste quando viaggiava nel paese in cui era nato, ma agisce come un criminale professionista, in modo lucido. Se lascia a terra il cadavere di Perez, facilita il lavoro di chi lo sta cercando, per cui lo carica nel sedile posteriore e si mette alla guida della Ford Focus. Fino a pochi anni prima, insieme a Houssaine, fratello minore morto anche lui, ma nell'attentato di Cambrils otto ore dopo la strage della Rambla, conduceva una vita normale a Ripoll, condivideva la passione per i fumetti, le scuole superiori, la moto. Non è chiaro se anche Younes ha partecipato ai piccoli furti di gioielli e oro con cui il gruppo aveva racimolato soldi per finanziare gli attentati. Di certo cambia, le sue idee religiose divengono sempre più fondamentaliste, non stringe più la mano alle donne, segue le idee dell'imam Abdelbaki es Satty, il cattivo maestro che ha trasformato undici ragazzi come tanti, ben integrati secondo quanto racconta chi ha frequentato la scuola con loro, in una cellula terroristica che con l'esplosivo avrebbe voluto causare centinaia di morti. Sorprende non solo la deriva nel mare pericoloso del fondamentalismo, ma anche la tecnica da criminale esperto di Younes. Dopo avere ucciso Pau Perez, con il cadavere nel sedile posteriore, si mette alla guida della Ford Focus. I Mossos d'Esquadra sono ovunque, quando sulla Diagonal vede un posto di blocco, mantiene il sangue freddo, non si spaventa. Preme il piede sull'acceleratore, gli agenti sparano ma non lo colpiscono. Travolge un poliziotto e prosegue la sua corsa che terminerà dopo qualche chilometro, vicino a un vistoso e strano edificio rosso, il Walden, a Sant Just Desvern, lascia l'automobile e fugge via. Anche qui ragiona: capisce che la Ford Focus è ricercata perché ha superato un posto di blocco senza fermarsi, più resta alla guida di quella macchina, più è probabile che venga catturato. Giovedì poco dopo le 19 fa perdere le sue tracce. La madre lancia un appello, gli chiede di consegnarsi, ma lui per quattro giorni continua a fuggire, a evitare i controlli.
Non è chiaro se dopo la morte dell'imam nell'esplosione dell'Alcanar sia davvero divenuto lui il capo: di certo gli è stato affidato o si è preso il compito più infame e feroce. Esce dal gruppo, si trasforma in lupo solitario, e uccide senza pietà con un furgone sulla Rambla. «Era solo» conferma il capo dei Mossos, Josep Lluis Trapero. E da solo è morto, ucciso dai Mossos d'Esquadra, mentre urlava «Allah Akbar».
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