IL GOVERNO dei conti

Martedì 28 Marzo 2017
L'ipotesi di un pacchetto di misure a favore delle zone terremotate in grado di abbassare il peso della manovra correttiva, fa tirare sospiri di sollievo in casa Pd. Niente aumenti di tasse o di accise ma, come preteso da Matteo Renzi, negoziato anche duro - se occorre - con Bruxelles. Il pressing dell'ex presidente del Consiglio, nonché candidato alla segreteria del Pd, è ormai quotidiano. Tra enews, interviste e interventi nei circoli del Pd, Renzi continua a dettare la linea anche se nega contrasti con il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan al quale rinnova «stima ed amicizia».
Ancor meno problemi Renzi sostiene di avere con Paolo Gentiloni. Ieri il presidente del Consiglio, incontrando i presidenti di Regione, ha sostenuto che «ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per intoccabili» e che «c'è un margine di negoziato. Certamente da qui all'autunno - ha aggiunto - la discussione con Bruxelles sarà aperta e potrà produrre risultati, sapendo che da un lato dobbiamo mantenere gli equilibri, dall'altro dobbiamo ottenere una cornice europea più realistica». Resta per ora il fatto che tutte le ipotesi iniziali di correzione dello 0,2% chiesto dall'Europa, circa 3,4 miliardi, sono tornate nei cassetti del Mef e si sta procedendo in tutt'altra direzione cercando di accompagnare la necessaria correzione finanziaria a misure per lo sviluppo. Tagli alla spesa pubblica, recupero dell'evasione fiscale e investimenti nelle zone colpite dal sisma. Un pacchetto che non sarà facile far digerire alla Commissione Ue. Scongiurare con la manovra correttiva la procedura d'infrazione è il primo obiettivo del governo.
Il tutto, compreso il rapporto da tenere con l'Europa, è ormai divenuto oggetto dello scontro interno al Pd in vista delle primarie e non rende certamente facile il lavoro di Padoan. Ieri Renzi ha attaccato i suoi predecessori a palazzo Chigi sostenendo che è «evidente come i momenti in cui i conti sono peggiorati sono quelli dei governi Berlusconi, Monti e Letta». Immediata la difesa di Orlando: «Ringrazio Enrico per l'appoggio. Una personalità importante che ha guidato il Paese in un momento non facile». Poi l'affondo contro Renzi: «Condivido la critica all'austerità dell'Ue» ma «poi serve passare a una proposta politica e costruire un campo di forze e di soggetti che siano in grado di mantenere quella piattaforma». Non è da meno Michele Emiliano che critica l'assenza di risorse per il Sud, mentre Francesco Boccia attacca Renzi per aver speso la flessibilità concessa da Bruxelles in bonus.
Se queste sono le premesse, a settembre rischiano di aumentare a dismisura le incognite sulla legge di Bilancio. Il Pd a trazione renziana non intende votare misure che non diano prospettive di crescita al Paese, ma in autunno si parte da meno venti miliardi visto che si dovranno coprire le clausole di salvaguardia cercando di evitare aumenti di tasse o nuove imposte. Un percorso ad ostacoli che dopo la probabile riconferma di Renzi alla segreteria del Pd, potrebbe farsi ancor più in salita.
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