I tagli alle agevolazioni fiscali allo studio nella legge di bilancio

Domenica 23 Luglio 2017
I tagli alle agevolazioni fiscali allo studio nella legge di bilancio
Il dossier è delicato per definizione ed è per questo che viene spesso nominato o aperto brevemente, ma finora non è mai stato affrontato in modo sistematico. Si parla delle agevolazioni fiscali, detrazioni, deduzioni o crediti d'imposta che nel gergo tributario internazionale sono definite tax expenditures (in italiano spese fiscali). Nel corso dei decenni se ne sono stratificate centinaia e più di un governo si è posto l'obiettivo di razionalizzarle, per eliminare quelle sovrapponibili tra loro, o che non sono più attuali perché nel frattempo la situazione economica o sociale è cambiata. Ma il problema è che, come ebbe modo di ricordare tempo fa l'allora presidente del Consiglio Renzi, ridurre un'agevolazione equivale comunque ad aumentare il prelievo fiscale per qualcuno.
Si trova di fronte a questo dilemma anche l'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni, in vista di quella che sarà l'ultima legge di bilancio della legislatura. Gli elementi per intervenire ci sono tutti. Giovedì la commissione guidata dal professor Mauro Marè presenterà al ministro Padoan il Rapporto annuale previsto dalla legge, aggiornamento della versione preliminare presentata lo scorso ottobre. Il testo conterrà una nuova e più approfondita ricognizione sulle agevolazioni esistenti (lo scorso anno ne erano state censite 444) ma non uscirà dall'ambito strettamente tecnico: quindi non ci saranno indicazioni sulle misure che potrebbero essere eliminate o comunque riviste. Poi la parola passerà alla politica, con la Nota di aggiornamento al Def di fine settembre. Un buon incentivo ad agire sarebbe rappresentato dal fatto la revisione di detrazioni e deduzioni è inserita nel Programma di Stabilità che ad aprile è stato inviato a Bruxelles, tra le riforme su cui il Paese si è impegnato. Un vincolo implicitamente rafforzato dall'atteggiamento dell'Unione europea di fronte alla richiesta italiana di maggiore flessibilità di bilancio anche per il 2018. Nella lettera di risposta all'Italia viene sottolineato che il possibile sconto in nome della crescita potrà essere concesso a condizione che sia assicurata la discesa del debito e che siano pienamente implementate tutte le raccomandazioni fatte al nostro Paese proprio in tema di riforme, tra cui anche quelle che riguardano il fisco.
Naturalmente una revisione delle agevolazioni darebbe anche un aiuto prezioso alla definizione della legge di bilancio, che al momento prevede (contando proprio sulla flessibilità della Ue) una manovra di importo comunque superiore a dieci miliardi. Sul fronte tax expenditures l'obiettivo di circa un miliardo sarebbe già piuttosto ambizioso. Ma prima ancora di ragionare sulle cifre, si tratta di decidere come intervenire. Obiettivo della legge è almeno sulla carta una revisione ragionata, a caccia di sconti che sono duplicati di altri o che risultano ormai obsoleti o che non raggiungono gli obiettivi originariamente previsti. Ma qui si entra in un terreno minato. Ad esempio sull'Irpef, tolte di mezzo grandi voci come le detrazioni per lavoro o quelle per carichi di famiglia (che non figurano nemmeno nel Rapporto come agevolazioni in quanto di fatto elementi strutturali dell'imposta) restano tantissime detrazioni minori ma che hanno naturalmente affezionati utilizzatori. Qualche anno fa ad esempio in Parlamento si ipotizzò di intervenire sulla detrazione per spese veterinarie (che vale non più di 20 milioni l'anno ovvero 29,4 euro pro capite) per trovare al volo una copertura mancante, ma l'idea fu stroncata sul nascere. Un discorso analogo si potrebbe fare per la detrazione per le attività sportive dei ragazzi, che vale circa 70 milioni in termini di minor gettito
Alla fine quindi il governo potrebbe scegliere almeno in prima battuta la soluzione più facile: una limatura orizzontale alla misura di tutte le agevolazioni o quasi, per non scontentare nessuno. In alternativa potrebbe essere presa in considerazione l'ipotesi di intervenire con il criterio del reddito, riducendo o eliminando i vantaggi per coloro che si trovano al di sopra di una certa soglia. Ma anche questa soluzione potrebbe suscitare reazioni critiche, oltre ad avere l'effetto indesiderato di complicare ancora la struttura dell'imposta.
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