Ha parlato 42 minuti, gli occhi fissi sul teleprompter, evitando improvvisazioni.

Mercoledì 20 Settembre 2017
Ha parlato 42 minuti, gli occhi fissi sul teleprompter, evitando improvvisazioni.
Ha parlato 42 minuti, gli occhi fissi sul teleprompter, evitando improvvisazioni. Preciso, netto, senza chiaroscuri, Donald Trump ha deluso coloro che si aspettavano una mano tesa al mondo, ma di certo ha reso felice la sua base: nel suo primo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente ha esaltato il concetto di America First e ribadito la convinzione del fallimento dell'internazionalismo e della necessità di un ritorno agli stati sovrani e al patriottismo. Sovranità però che nega alla Corea del nord, l'Iran e il Venezuela, uniti in un'asse del male che echeggia quello concepito da George Bush nel 2002 e che evoca propositi di regime change. Contro gli stati canaglia Trump usa termini che solitamente non si sentono nei corridoi dell'Onu. Niente toni diplomatici, ma aperte minacce. Contro il regime depravato della Corea del nord e il suo leader, Rocket Man, che è in una missione suicida, adombra ipotesi apocalittiche: Gli Stati Uniti hanno grande pazienza e forza, ma se costretti a difendere noi stessi o i nostri alleati, non avremo altra scelta che distruggere totalmente la Corea del nord. Quanto all'Iran, ecco tornare l'avvertimento che l'accordo sul nucleare potrebbe essere cancellato: Quell'accordo è un imbarazzo per gli Stati Uniti lamenta, mentre definisce Teheran una dittatura corrotta e un regime assassino e destabilizzante. In aula, il premier israeliano Benjamin Netanyahu applaude e sorride. Da Teheran il presidente Hassan Rouhani spiega invece alla Nbc: Se gli Usa si ritireranno dall'accordo, nessuno si fiderà più dell'America, e aggiunge che la cancellazione darebbe al suo Paese il diritto di tornare ad espandere le sue capacità nucleari. Nel tris dei paesi canaglia nel mirino di Trump, c'è poi il Venezuela. Non meno ostili sono i toni del presidente contro il corrotto, disastroso regime di Nicolas Maduro, che sta infliggendo terribile sofferenza alla sua gente, e contro il quale gli Stati Uniti sono pronti a compiere altre azioni oltre ai passi già compiuti. Trump disobbedisce al bon ton diplomatico che non vuole che si usi il termine terrorismo radicale islamico e lo usa, esprimendolo quasi con gusto, di certo irritando il suo consigliere per la sicurezza nazionale H.M. McMaster che lo aveva pregato di astenersi, ma riscuotendo il plauso dei suoi elettori. Polemico poi nei confronti di Cuba, le cui sanzioni non verranno tolte sino a quando non avrà compiuto dei cambiamenti. Ma frecciate le lancia anche contro Russia e Cina, pur senza citarle direttamente: invocando armonia e amicizia nel mondo, Trump rinnova l'appello a rispettare la propria e l'altrui sovranità (sovranità è stata la parola più spesso ripetuta: 21 volte nel discorso) e sollecita il resto del mondo a rigettare le minacce contro la sovranità, siano esse in Ucraina o nel Mare Cinese del sud, due aree dove la Russia e la Cina invece hanno allungato i loro tentacoli. Nel passato, Trump ha criticato le Nazioni Unite come obsolete e inette. Ieri nel presentare la sua visione del mondo, ricorda come un altro presidente, Harry Truman, 70 anni fa aveva insistito che la forza dell'Onu sta nella forza indipendente dei singoli Paesi che la formano. Trump cioè cita come ispiratore un presidente che ha vissuto prima della globalizzazione, dei trattati internazionali, degli accordi multilaterali. Nel suo discorso infatti accusa il globalismo di non aver mantenuto le promesse e aver solo causato disoccupazione e chiusura di fabbriche. Non solo: protesta anche per il peso eccessivo che l'Onu rappresenta per gli Usa, che pagano il 22 per cento del bilancio. Ma allo stesso tempo, sa che il massimo consesso mondiale gli serve, tant'è che più tardi, in un breve discorso durante un pranzo offerto dal segretario generale Antonio Guterres, si augura che le potenzialità delle Nazioni Unite vengano nel futuro maturate.
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