Governo, Gentiloni dice no a Verdini E Zanetti rinuncia

Giovedì 29 Dicembre 2016
Governo, Gentiloni dice no a Verdini E Zanetti rinuncia
Un incontro durato due ore con Lotti per sentirsi dire che il perimetro della maggioranza resta lo stesso, che Gentiloni non intende riconoscere ad Ala alcuna legittimità politica, che si va avanti con la squadra immutata. Verdini e la delegazione del suo gruppo escono con l'amaro in bocca dal colloquio a pranzo con il neoministro dello Sport e braccio destro di Renzi. Restano fuori dall'esecutivo. Definitivamente. Si chiude così la trattativa sul sottogoverno che Verdini ha portato avanti per conto dei suoi. «Verranno riconfermati tutti i viceministri e i sottosegretari», si sono sentiti dire. «Non c'è possibilita' di modificare alcunché», la motivazione.
E conta poco se i verdiniani abbiano cercato una via d'uscita: «Siamo pronti a dare l'appoggio esterno», l'offerta dell'ultima ora. Il no vale anche per quello. L'auspicio era quello di arrivare a tre poltrone di sottosegretari, più la conferma di Zanetti a viceministro.
«Questo è il ringraziamento per aver tenuto in piedi due anni il governo», è il commiato dell'ex coordinatore azzurro. Con le lacrime agli occhi ieri ha salutato chi in fretta e furia è arrivato a Roma con la speranza di far parte di un progetto per il futuro. Incalza Enrico Zanetti, il veneziano segretario di Scelta Civica che a fine giornata ha deciso di farsi da parte, rinunciando alla conferma a viceministro all'Economia: «Non chiedevamo posti ma dignità, non ci hanno concesso nulla». Verdini si è preso una settimana di tempo per fare le sue riflessioni, ma l'amara constatazione sintetizza uno dei suoi fedelissimi è che il gruppo non c'è più, nel giro di un mese si sfalderà. Qualcuno tornera' nell'alveo del centrodestra (Gasparri già ha messo il cartello «porte chiuse ai trasformisti»), altri saluteranno con la minaccia di farla pagare a Renzi, «altro che voto a giugno, lo portiamo fino al 2018».
I numeri a palazzo Madama ballano, perché dicono in Ala-Sc anche i due senatori dell'Italia dei valori non voteranno più con la maggioranza. «Non faremo opposizione demagogica, ma il nostro voto lo dovranno conquistare volta per volta. Hanno voluto arroccarsi, hanno fatto male i conti, i nostri voti peseranno», la promessa dei verdiniani. Romano e Barani plaudono alla scelta di Zanetti di sfilarsi dal governo. L'ex viceministro all'Economia si è tirato fuori dopo una lunga riunione del gruppo. «Ha avuto coraggio osserva uno dei verdiniani - ma Denis ci ha provato fino alla fine a convincere Gentiloni. Era furioso per questa situazione, durante l'incontro con noi sembrava un pugile suonato. Ora sa che il suo progetto politico rischia sul serio di fallire». Perché la porta in faccia del Pd non è solo per questo governo e questa maggioranza. «Lotti osserva uno dei deputati di Ala ci ha detto che ci considereranno in futuro, ma non è così. Non ci vogliono, punto e basta. Ora è chiaro una volta per tutte». E così le uniche novità che arriveranno nel Cdm di oggi riguarderanno lo spostamento di Faraone come sottosegretario al ministero dei Trasporti, l'arrivo di un Pd (Fregolent o Ghizzoni) all'Istruzione, lo scambio di dicastero tra Bubbico che passa alla Difesa e Gioacchino Alfano (Ncd) che va agli Interni.
Di certo, con la rinuncia di Zanetti si chiude una trattativa nata male, con una prima rottura al momento della formazione del nuovo governo. E con Verdini che, a coronamento del sostegno all'esecutivo Renzi, chiedeva «una legittimazione politica» piena del suo gruppo. Una legittimazione che, da Gentiloni, tuttavia non è mai arrivata. Forse - ma al momento sembra difficile - arriveranno degli incarichi a Palazzo Madama (sono vacanti, tra l'altro, la vicepresidenza dell'Aula e la presidenza della Commissione Affari Costituzionali). Forse la partita vera sarà a primavera, stagione di nomine a capo enti pubblici chiave. Quindi, il premier ha deciso di portare all'estremo la sfida con Ala-Sc. Anche perchè, spiegano fonti di maggioranza, Forza Italia ha già dimostrato sul decreto salva-risparmio di essere pronta a dare un sostegno al governo sui provvedimenti considerati di interesse per l'Italia.
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